Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/22

Da Wikisource.
16 gaspara stampa


XXII

Spera nella pietá dell’amante.

     Rivolgete talor pietoso gli occhi
da le vostre bellezze a le mie pene,
sí che quanta alterezza indi vi viene,
tanta quindi pietate il cor vi tocchi.
     Vedrete qual martír indi mi fiocchi,
vedrete vòte le faretre e piene,
che preste a’ danni miei sempre Amor tiene,
quando avien che ver’ me l’arco suo scocchi.
     E forse la pietá del mio tormento
vi moverá, dov’or ne gite altero,
non lo vedendo voi, qual io lo sento;
     cosí penosa io meno, e men voi fiero
ritornerete, e cento volte e cento
benedirete i ciel, che mi vi diêro.


XXIII

Prega le Grazie di renderlo a lei benigno.

     Grazie, che fate mai sempre soggiorno
negli occhi ch’amo, e quei poi de le prede,
che fan tante di noi, vostra mercede,
fanno il tempio d’Amor ricco et adorno,
     quando scherzate a que’ bei rai d’intorno
co’ pargoletti Amor, che v’hanno sede,
fate fede a colui de la mia fede,
che ’n tante carte omai celebro ed orno.
     E, se di Grazie avete il nome e l’opra,
fatemi graziosi que’ due giri,
ch’a lo splendor del sol stanno di sopra.
     E, poi c’hanno adescato i miei desiri,
fate (cosí mai morte non li copra)
che non mi lascin preda de’ martiri.