Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/303

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i - terze rime 297

     64Quel libro d’altrui lodi in sen si mise
questo importuno, acciò ch’io noi vedessi:
ahi contrarie in amor voglie divise!
     67D’ira tutta infiammata allor non cessi,
fin che di sen per forza non glien tolsi,
e quel, che v’era scritto entro, non lessi.
     70Quanto ’l caso chiedea, teco mi dolsi,
amante ingrato; e ’l libro stretto in mano,
altrove il piè da te fuggendo volsi,
     73bench’ir non ti potei tanto lontano,
ch’ai lato non mi fosti, e non facesti
tue scuse, e ’l libro mi chiedesti invano.
     76Dimandereiti or ben quel che vedesti,
da farti pur alzar gli occhi a colei;
ma tu senz’esser chiesto mel dicesti:
     79piena dentro e di fuor di vizi rei,
forse perch’io di tal non sospettassi,
la ponesti davanti agli occhi miei:
     82agli occhi miei, che ’n tutto schivi e cassi
d’ogni altro lume, tengon te per sole,
benché spesso in gran tenebre gli lassi.
     85Dubito se fur vere le parole
che dicesti; né so di che, ma temo,
e dentro sospettando il cor si dole.
     88Di gelosia non ho ’l pensier mai scemo,
tal ch’avampando in freddo verno al ghiaccio,
nel mezzo de le fiamme aggelo e tremo;
     91e, quanto piú di liberar procaccio
l’alma dal duolo, in maggior duol la invoglio,
e ’l mio mal dentro ’l grido e teco ’l taccio.
     94Pur romper il silenzio or teco voglio;
e, perché t’amo e perch’altri il comanda,
teco fo quel, che con altrui non soglio:
     97la buonasera in nome suo ti manda
per me ’l buono e cortese Lomellini,
e ti saluta e ti si raccomanda.