Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/95

Da Wikisource.

i - rime d'amore 89


CLXI

Tornando a Venezia da Collalto, prega l’amante di raggiungerla.

     Verso il bel nido, ove restai partendo,
ove vive di me la miglior parte,
quando il sol faticoso torna e parte,
mai sempre l’ale del disir io stendo.
     E me ad or ad or biasmo e riprendo,
ch’a star con voi non usai forza ed arte,
sapendo che, da voi stando in disparte,
ben mille volte al dí moro vivendo.
     La speme mosse il mio dubbioso piede,
che deveste venir tosto a vedermi,
per arrestar questa fugace vita.
     Osservate, signor, la data fede:
fate, venendo, questi lidi, or ermi,
cari e gioiosi, e me lieta e gradita.


CLXII

Dello stesso argomento.

     Se ’l fin degli occhi miei e del pensiero
è ’l vedervi e di voi pensar, mia vita,
poi l’un mi tolse l’empia dipartita
ch’io fei da voi per non dritto sentiero,
     l’imagin del sembiante vostro vero
mi sta sempre nel cor fissa e scolpita,
qual donna in parte, ove sia piú gradita
che gemme oriental, oro od impero.
     Ma, perché l’alma disiosa e vaga,
troppo aggravata d’amorosa sete,
di questo sol rimedio mal s’appaga,
     fate le luci mie gioiose e liete,
signor, di vostra vista, e questa piaga
saldate, che voi sol saldar potete.