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«Tutti gli animali erano scomparsi; egli era scivolato dalla finestra appena socchiusa.»

La voce di Renfield s’indeboliva sempre più; gli diedi ancora alcune goccie di brandy ed egli riprese il suo racconto, ma con una lacuna.

«Tutto il giorno aspettai che manifestasse il suo potere, ma egli nulla m’inviò, nemmeno una meschina piccola mosca. Quindi quando ritornò, quella sera, lo colmai d’ingiurie. Mi guardò con sprezzo ed i suoi occhi rossi parevano beffarmi. Poi, entrò nella stanza della signora Harker.

Il professore trasalì e lo vidi impallidire.

Renfield riprese:

— Oggi ho riveduto la signora Harker, nel pomeriggio, e la trovai cambiata. Non mi piace la gente pallida: mi piace vigorosa e dotata di un sangue ricco. Ella pareva aver perduto tutto il suo. Riflettei, dopo la sua partenza; e l’idea che Egli avesse potuto, che Egli avesse osato prendere un po’ della vita della signora Harker mi fece impazzire.

«Così, stasera, ho spiato l’arrivo del Mostro. Dicono che i pazzi hanno talvolta una forza strabiliante. Mi gettai addosso a lui e strinsi con tutte le mie forze. Ma allora i suoi occhi mi hanno abbruciato come due ferri infocati. Sentii svanire tutta la mia forza e rallentai la stretta. Egli mi sollevò e mi lanciò a terra con violenza; fui acciecato da una luce rossa, intontito da un rumor di tuono e il fantasma scivolò sotto la porta.

La sua voce si spense. Van Helsing si rialzò gridando:

— È nella casa, dunque! Purchè non sia troppo tardi! Andiamo ad assalirlo con le sue stesse armi.