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una rupe. Su questa le rovine di un’altra rocca, dove venne alla luce il grande Borromeo e più in alto i colli, ove il famoso colosso disegna sul fondo purissimo del cielo la colossale figura di S. Carlo, in atto di benedire alla sua patria diletta1. In mezzo il lago, quell’immenso zaffiro, colle sue morbide gradazioni di ceruleo e di verde, che si dilata e sfuma lontano lontano, perdendosi in uno sfondo, ove si disegnano cime d’ogni forma che si soverchiano, si addossano con mille curve, e mille seni, e mille frastagli, con tutti i riflessi di luce, quasi nubi temporalesche che spuntino dal fondo dell’orizzonte a cielo sereno.

» Il piroscafo fende le onde, celere e acuto come un dardo Monte S. Quirico visto da tramontana. il lago si allarga in immenso bacino, e le isole Borromee sorgono dalle acque, come mazzi di fiori sporti al sole, che tutto inonda di sua luce. La è una vera fantasmagoria, un sogno, un delirio piacevole. Ho veduto più volte questo lago Maggiore; e sempre m’è apparso nuovo, sempre più bello. Uno vorrebbe passarci la vita.... Ma via, molti di voi l’hanno visto, l’hanno gu-

  1. S. Carlo Borromeo nacque nella rocca di Arona il 2 di ottobre, 1538. Sopra un’eminenza che domina il lago si osserva la statua colossale di rame battuto, capolavoro dello Zanella e del Falconi. Quella statua alta più di 20 metri, è vuota nel mezzo, e vi si accede mediante una scala a pioli, per cui si sale da prima sul piano superiore del piedestallo, alto più di 11 metri da terra. Un’altra scala a piuoli mette a una delle pieghe del rocchetto, per la quale si penetra nella statua, e vi si gira in tutti i sensi, servendo di scala le chiavi o traverse di ferro che la tengono in sesto.