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130 serata vii


8. » Eccoci oramai a Calza, credo l’ultimo villaggio abitato durante tutto l’anno. La valle si stringe di nuovo fra due nere rupi e si fa cupa, severa.... Che cosa biancheggia d’un tratto là in fondo?... È la cascata.... La cascata della Toce, la più bella, la più poderosa fra le cascate delle Alpi1. Ho ammirato anch’io quelle tanto celebri della Svizzera, il Giessbach, il Reichenbach, lo Staubbach, il Pissevache; ma esse si fanno piccine a fronte di questo salto maraviglioso.

» La scena ha qualche cosa di solenne. Un immenso anfiteatro di rupi nere si spiega davanti all’attonito sguardo. Le pareti ignude di granito nero ond’è formato, sparse di vaste chiazze di gialliccio e di bianco, sono sormontate a destra e a sinistra da due montagne ignude ugualmente e nere, ma rotte, irte, dentate. L’arena di quell’anfiteatro, coperta d’un gran tappeto verde, è sparsa di migliaja di massi, di rupi prismatiche, a spigoli vivi, strappate dai secoli alle montagne d’intorno, e buttate a giacere alla rinfusa. Di fronte l’anfiteatro è inciso in tal modo, che l’occhio corre liberamente verso lo sfondo della valle. Ove quello sfondo si apre, una serie digradata di rupi a dorso di montone, si avanza sulla destra della valle, a modo di scena, e si arresta a breve distanza della sinistra. Qui un’altra rupe, ugual mente arrotondata, le fa riscontro. Al suo piede sorge l’albergo, edificato sull’orlo dell’abisso. Un vano, un’intaccatura, quasi un canale aperto da umano scalpello, in seno a quella barriera di rupi, apre l’unica via alla Toce, che giunta d’un tratto sull’abisso, vi si precipita senza freno, orribilmente muggendo, con un salto di 130 metri, formando un fiocco della larghezza di 26 metri, e chi sa quanto largo nelle piene maggiori. La rupe, da cui si precipita il torrente, non è propriamente a picco, ma forma una parete un po’ inclinata, e ripartita in molti scaglioni, quasi ciclopica scalea, sui fianchi della quale cresce qualche scarso filare di abeti.

» Il torrente, già diviso in più cascate dove il salto incomincia, si suddivide, scendendo, in mille svariatissime cascatelle. Quale batte la rupe in forma di bianco fiocco e rimbalza, divisa in un nembo di spruzzi; quale si lascia sdrucciolare giù giù, lieve lieve, sulla roccia levigata, come un filo di bambagia, o come nastro ondeggiante di seta bianca; quale si sparpaglia, di-

  1. La Guida del Berlepsch dice appunto questa cascata la plus belle et la plus puissante de toutes les Alpes.