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la corna-busa 145

terno. Forse la figura sparuta di un montanaro, il cui viso semispento vi narra la dura lotta vinta dalla robustezza sulla violenza del morbo. Forse un paralitico, un rattratto, sorretto o portato, sul cui volto fiso là in alto, brilla pure un raggio di speranza.... Ma che ci entra, direte voi, tutto questo colla caverna?

» Ormai ci siamo.... Ecco la casa, ecco il campanile.... ci sarà dunque una chiesa.... Le campane suonano a messa.... ma la chiesa dov’è? La chiesa è la caverna, o se meglio vi garba, la caverna è la chiesa. Una bella novità architettonica, nevvero? questo tempio è assai più antico di tutti i templi del globo; fu costrutto dalle mani stesse della natura, chi sa quanti secoli prima che l’uomo imparasse a curvare la fronte sotto le volte de’ templi!

» La rupe che volge la fronte alla valle, dalla parte ov’è l’edificio si tronca bruscamente ad angolo retto, e presenta un’altra fronte verso il fondo di essa. Questa seconda fronte è affatto a picco, e scavata nel mezzo da un antro quadrato, dell’altezza di forse dieci metri, largo il doppio. La caverna è nuda, e vi si contano i grossi strati calcari, sovrapposti con breve inclinazione, che ne formano le pareti, a somiglianza di gigantesco bozzato. Un grosso banco calcareo vi si appoggia tutto d’un pezzo, in figura di immenso architrave, formando la volta, o meglio il soffitto di quel grande pertugio, e sostenendo una pila di innumerevoli strati, regolarmente sovrapposti che formano tutta la rupe. Là in fondo, alla profondità di forse quindici metri, si erge un tabernacolo, aperto sul davanti, e protetto da una cancellata di ferro. Sotto il tabernacolo un altare coll’antico simulacro della Madonna della Corna-busa, in grande venerazione presso le semplici popolazioni della Valle Imagna e delle valli circonvicine.

» La religione in ciò che ha di lieto, o di terribile, si accordò sempre con quanto la natura ha di più bello o di più severo. La religione de’ sensi, cioè il paganesimo popolò di ninfe e di fauni i boschi e le valli: ora la religione dello spirito, cioè il cristianesimo, predilige anch’essa i luoghi più incantevoli della natura, per esercitarvi il suo culto. Ciò vi appare in modo singolare nelle montagne, ove su ogni vetta più cospicua trovate una croce, su ogni poggio più delizioso una chiesa e in ogni sito più ombroso e solitario un tabernacolo. Qui un antro severo è dedicato al culto della Vergine, figurata nella mistica colomba che si cela nei fessi della rupe1, come dice il testo della Cantica,

  1. Columba mea in foraminibus petræ. Cantico de’ cantici, capo 2, versetto 14.