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non si coltiva perchè mancano le braccia; ma le braccia mancano perchè il terreno non si coltiva. Gli è come se andate giù per le maremme toscane, o per le paludi pontine, che sono alla fine, pel mare Tirreno, quello che per l’Adriatico le pianure della Lombardia, della Venezia e dell’Emilia, salvo che ci vivono, lottanti colle febbri micidiali, venti persone, sopra uno spazio ove da noi si vive in duecento1. Domandate ad uno: — Perchè quelle pianure, sedi antichissime delle città etrusche di Popolonia, Vetulonia, Saturnia, Roselle, e delle colonie greche di Cuma, Pesto, Locri, Sibari, ecc., mantenute in tanto fiore dalla dolcezza del clima e dalla fertilità del suolo2, sono ora regioni deserte, seminate da pestiferi stagni, sorgenti di perenne moria? — Vi risponde: — Per la mal’aria. — Domandate a un altro: — Perchè c’è tanta mal’aria in codesti paesi? — Vi dirà: — Perchè manca la popolazione, che lavori a dissodare il terreno, a prosciugarlo, a guidare le acque, le quali, in luogo di essere officine permanenti di pestilenza, diverrebbero fonti d’inesausta fecondità. — Così voi sapete che la mal’aria produce la spopolazione, e la spopolazione produce la mal’aria. È un circolo vizioso, che in luogo di distruggersi, si mantiene come un fatto desolantissimo, ma vero. E bisognerà romperlo, questo circolo: e si romperà, vedete, se la mossa continua. Ma basta....

5. » Vi diceva che il bacino di Tocco è tutto chiuso fra montagne irte e ignude. Il fiume Pescara, che corre dall’interno verso nord-est, lo taglia per mezzo, o piuttosto di fianco, spinto alquanto verso nord dagli accidenti del suolo. Quivi raggiunto dall’Arollo, torrentaccio nudrito dalla Majella, da cui discende, per la via di sud-est, a formare al confluente del Pescara quasi un angolo retto.

» Nel seno di quest’angolo appunto si leva l’altipiano di Tocco. Imaginatevi di essere al piede di un torrione assai largo, che finisca in una piattaforma, e che in luogo di mura abbia rupi scoscese a piombo, sparse di caverne, anzi tutte cavernose e come rôse dal tarlo. Ma la vetta spianata vi appare coperta di cupa verdura, e tutto vi ricorda i celebri giardini pènsili di Babilonia3. Sì, quella spianata è tutta una uliveta.... una delle

  1. Correnti, Annuario, 1864.
  2. Pilla, Trattato di geologia, pag. 167.
  3. Gli antichi storici s’accordano tutti nel magnificare i giardini pensili o sospesi di Babilonia, come una delle maggiori meraviglie del mondo, benchè non vadano altrettanto d’accordo nel darne le misure. Figuratevi una gran piramide tronca, formata di quattro terrazzi, posti a scaglioni l’uno sull’altro e sostenuti da enormi