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242 serata xiv


«La cosa è semplicissima», ripresi. «Vi ho detto che il petrolio, distillato nel grande laboratorio della terra, si raduna nelle cavità sotterranee. È indubitato che in seno alle montagne di Tocco vi sono vasti crepacci, spaziose caverne, sotterranei canali, dove s’infogna il petrolio, e dove in pari tempo filtrano le acque, che piovono dal cielo, o provengono dalle nevi che sgelano sulle alture. Quando quei sotterranei ricevono una quantità d’acqua che soverchi la loro capacità, essa rigurgita per le aperture che mettono al di fuori, e traboccando con violenza, trae seco il petrolio, che vi galleggia, a quel modo che l’acqua del lesso, traboccando dalla pentola, trae seco l’unto che vi monta a galla in forma di mille occhi. Volete una prova che è così? Vi racconterò una storiella curiosa. Se vi ricordate, oltre la sorgente del comune, ve ne hanno altre.... un’altra certamente, che era detta la sorgente degli Anconitani, perchè certi signori d’Ancona ne avevano acquistato il possesso. Quella sorgente era soggetta anch’essa a sgorghi di petrolio, quanto quella del comune e anche più, e scaturiva dalla sinistra, e quasi nel letto del grande Arollo.

5. » Tra le meraviglie di cui i buoni paesani di Tocco solevano intrattenere i loro ospiti, narravano pur questa: che, alcuni anni or sono, mentre il tempo faceva assai grosso, il grande Arollo era d’improvviso scomparso, e il suo letto veniva immediatamente occupato da una quantità veramente enorme di liquido bitume. Che le acque dell’Arollo si fossero realmente convertite in bitume?... Alcuni pastori ricordavano poi come, essendo bambini, si divertivano a lanciar sassi entro una smisurata cavità che appariva a certa distanza a monte della sorgente petroleifera. Ma quella tana era scomparsa, nè i narratori sapevano indicarne per l’appunto il sito. Ammessa la verità dei racconti ne veniva naturale la conclusione che l’Arollo si fosse gettato un giorno nella caverna, come avvenne talora di certi fiumi, e come avviene pur sempre di certi altri. Che le acque scompajano, come fecero allora, per due giorni, e poi ricompajano; che una caverna in riva al fiume rimanga aperta un tempo, e poi venga distrutta: tutto ciò non presenta nulla di meraviglioso; quando si rifletta all’indole torrenziale dell’Arollo, chiuso in un letto angusto, soggetto a piene improvvise, che può quindi ingombrare e sgombrare, secondo il caso, e apportare non lievi modificazioni al suolo sottomesso al suo governo. Piuttosto, in che modo collegare la scomparsa del fiume entro quella caverna collo straordinario efflusso del petrolio? I signori Anconitani non istettero a pensar troppo, a