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un cielo di nottole 329

che mi facea ridere) e s’infervorava a rendere lo spettacolo più vivo e piccante, agitando sempre più la fiaccola per mettere in moto quella popolazione degna delle regioni infernali. I pipistrelli si agitano, i grappoli si scompongono, quel denso drappo nero è tutto un rimescolio, e tutto il vano della caverna un turbinio di roba che scappa, s’incrocia, s’intreccia in mille volubili ruote, e un rombo crescente, come di folla lontana, risuona nella caverna.

6. » Così ci spingemmo avanti, internandoci sempre, desiosi di giungere al fondo dell’antro. Ma esso si restringe d’un tratto, e ormai si riduce a un pertugio, su per giù dell’altezza e della larghezza di un uomo; più in là, tenebre e nottole. A me non reggeva l’animo di cacciarmi in quel breve pertugio, ove mi pareva che le nottole non avrebbero avuto più campo di aggirarsi senza investirmi da tutte le parti. Avrei desiderato di essere difeso da una di quelle visiere che usano negli esercizî di scherma, chè l’espormi il viso indifeso a quei sozzi projettili, mi urtava i nervi.... e i nervi, sapete, non ragionano. Io e il mio compagno ci arrestammo, quasi per prendere consiglio l’uno dall’altro. Ma il terribile uomo dalla fiaccola, munito di nervi meno sensitivi, accenna di volersi inoltrare con tale un’aria che sembra dire: — A me! Ora vedranno ciò che so fare —.

» Agitando la sua face, cacciossi attraverso quel foro. Si sarebbe detto a vederlo il genio dell’inferno, e parve infatti che al suo mostrarsi in que’ bui recessi, migliaja e migliaja di ombre rideste e scompigliate gli si affollassero intorno cupamente gemendo. Il rombo cresce man mano che la luce si perde nella notte. Sembra da prima il rumore di un torrente, poi, crescendo, crescendo sempre (narro fedelmente le mie impressioni), mi fa l’effetto di un tuono prolungato, quale ci giunge da lontano, quando l’orizzonte si cela a sera dietro la negra cortina di un temporale.

» Io stavo attonito, quasi sgomento, in seno alle ombre, preso da quel sentimento di ammirazione che eccitano sempre i grandi spettacoli della natura.

» Ed era davvero uno spettacolo sorprendente quel mondo di esseri vivi, che si agitava sepolto nelle viscere della terra. O sorrida o minacci, o rallegri o spaventi, in ciò che chiamiamo bello, e in ciò che diciamo orrido, la natura è sempre ammirabile: è sempre una grande rivelazione di Colui che sta sopra la natura. Il sentimento ond’ero compreso in seno a quella caverna, si