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cascata, e quei poveri montanari devono calarsi, se discendono, o arrampicarsi, se salgono, per una rupe quasi a picco, dove il sentiero non è tracciato che da certe tacche nella roccia per fissarvi il piede. Guai a chi patisse di vertigini! Io non vidi dunque quella povera gente nè scendere nè salire quel difficile valico; ma fui abbastanza rattristato dalla vista di una piccola carovana che tornava stanca da Castelnovo, camminando sempre fra i massi del torrente, obbligata a quella dura ginnastica, che sa quanto costi chiunque abbia avuto, anche solo una volta, il vantaggio di esercitarvisi.

7. » Tornando in su verso il paese, perchè c’incamminavamo a sera, ci aspettava, come geologi, una vivissima soddisfazione. Figuratevi.... una morena!...».

«Una morena? Che cos’è codesto?» sclamò Antonio.

«Sbadato! Non ti ricordi mai di nulla. Non vi ho io parlato di ghiacciai e di morene altre volte?».

«Sì sì», saltò su a dire Giovannino. «Me ne ricordo, me ne ricordo.... Quei mucchi di sassi portati giù dai ghiacciai, e che rimasero sul luogo quando i ghiacciai antichi si ritirarono. Ma non intendo perchè quella morena dovesse recarti tanto piacere. Ne hai viste tante!...».

«Va bene; ma nelle Alpi e nelle Prealpi. Nessuno però aveva fino allora indicato una morena o sull’Apennino, o sopra alcuna emi nenza dell’Italia peninsulare. Il prof. Iginio Cocchi, che v’ho nominato testè, aveva manifestato il sospetto, dietro certi indizî, che antichi ghiacciai esistessero una volta nelle Alpi Apuane, le cui vette oggi sono ben al disotto dei limiti delle nevi perpetue. Anch’io aveva espressa l’opinione1 che si dovessero un giorno scoprire le tracce dell’epoca glaciale nell’Italia peninsulare, e nominatamente in quel gruppo di monti che sorge fra il Metauro ed il Sangro, ove abbiamo il monte Catria, il monte Melo, la Majella che si elevano a 1703, a 1787 e a 2793 metri sopra il livello del mare, e sono soverchiate dal Gran Sasso d’Italia, la vetta più elevata degli Apennini, che si spinge fino a 2989 metri di elevazione, e si mostra quasi tutto l’anno coperta di neve. Infatti, diceva io, se nell’epoca glaciale i limiti delle nevi perpetue si abbassarono in guisa nelle Alpi e nelle Prealpi che i ghiacciai invasero le nostre amene valli, i nostri laghi ridenti, fino ai lembi delle ubertose nostre pianure; è impossibile che si trovassero allora

  1. Stoppani. Note ad un corso di geologia. Vol. I, pag. 191.