Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/391

Da Wikisource.

pregiudizi contro il progresso 385

davo i negri che oggi ancora lavorano nelle micidiali piantagioni di zucchero, sotto la sferza del sole tropicale e quella ancor più spietata di tigri dal viso umano che si chiamano custodi. Quì almeno si trattava di bestie, non di uomini».

«Ma anche le bestie non vanno maltrattate», replicò con un certo risentimento la Cia.

«Chetati», le risposi, «non ho detto ch’io approvi si maltrattino le bestie. Non sono però di quelli che hanno più carità per le bestie che pei cristiani. Io vorrei che ci fosse tutta la carità per gli uomini, e per tutti gli uomini; poi ne rimanesse d’avanzo anche per le bestie. Ti pare? Ma via; e dal lato della civiltà, e dal lato dell’economia, la cosa va male. Quanto alla civiltà, siamo intesi. Il maltrattamento delle bestie è ad essa contrario, ed è pure, almeno di rimbalzo, all’umanità. Quanto all’economia industriale, è evidente che qui c’è uno spreco di forze del pari inutile che dispendioso, mentre lo stesso effetto si potrebbe ottenere con mezzi molto più semplici e assai più convenienti. Per esempio, una ferrovia.... Ma che smemorato! mi dimenticavo per l’appunto di dirvi che, già quando andai a Carrara, si stava costruendo una bella strada ferrata, che rimontava precisamente la valle di Colonnata. Forse a quest’ora gl’immani monoliti sorvolano le aeree pendici come piume leggere. Non so tuttavia se tutti i Carraresi ne siano contenti».

5. «Diamine!» sclamò Giovannino; «chi vuoi che no’l sia?».

«Così parrebbe anche a me. Eppure mi si voleva far credere che i Carraresi in genere non vedessero di buon occhio nè la ferrovia, nè gli altri miglioramenti reclamati dall’economia, dall’umanità, dal senso comune e da quanti se ne fecero pubblici interpreti (per esempio il Magenta) coi loro scritti sull’industria apuana».

«Sicuro!», riflettè Battista, «hanno ragione quei di Carrara. I bovari, per esempio, perdono il pane».

«Perdono il pane, tu dici. Bisognerebbe mostrarmi che quei bovari non possano guadagnare il pane altrimenti che restando bovari. Devi pensare che (parlando pure soltanto della ferrovia) i pezzi di marmo non andranno da sè a collocarsi sulle vetture; che la locomotiva non funzionerà certamente senza uno che accenda il fuoco, e un altro che diriga la macchina; che insomma sulla ferrovia vi saranno facchini, guardiani, fochisti, macchinisti. Perderà forse il pane il bovaro, se d’ora in avanti si chiamerà facchino, guardiano, fochista, macchinista? Ma il fermarci in que-