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il vesuvio di napoli 399

viltà, dove mi trattenni alcuni giorni. Bisognerebbe dirvene troppo, per narrarvene qualche cosa. Partiamo adunque tosto colla ferrovia che deve portarci al piede del Vesuvio. Sono allineati su questa via altri vulcani spenti; il vulcano di Ticchiena, il monte di Pofi tra Frosinone e Ceprano, la rocca Monfina non lontano da Gaeta, finalmente i Campi Flegrei, un gruppo formidabile di vulcani, che si spingono, in truppa serrata fino alle mura di Napoli.

» Intenderete come io avessi dovuto formarmi un grande concetto dei vulcani e del vulcanismo, passando in rassegna quella serie formidabile di colossi, che avevano vomitato con sì spaventevoli bocche tanti incendî, percorrendo una così vasta regione, dove i monti, le valli, i piani, tutto era creazione dei vulcani. Ma dei vulcani io non poteva formarmi che il concetto, che altri potrebbe formarsi di una gran razza di giganti, contemplandone le tombe, e misurandone le ossa. Ma vedere un vulcano attivo!... Sentirne il ruggito!... Beverne l’alito infocato!... E io mi avviava a vederlo!... Fra poche ore mi si sarebbe affacciata la formidabile vetta, e fra un giorno o due, l’avrei calcata.... mi sarei trovato sospeso su quella voragine, dove, mi pareva, avrei lanciato lo sguardo giù nelle profonde viscere della terra!...

3. » Desioso, impaziente, il viaggio mi parve assai lungo. A pensare che è pure così delizioso!... Inchiodato allo sportello del vagone, spiava ansioso quando spuntasse sull’orizzonte la cima del fantastico cono. E vola, e vola.... passano come fantasmi, fuggenti, monti, castelli, città.... Doveva pur già trovarmi in luogo dove il Vesuvio mi sarebbe apparso.... Aveva contato le stazioni.... Quei monti là in faccia dovevano esser quelli che chiudono a mezzogiorno il golfo di Napoli.... Sì, certo! Ma il Vesuvio non compariva. Ben distingueva, spiccata sull’azzurro purissimo del cielo, una montagna dentata, e là sospesa vedeva una piccola nube bianca, la quale a volte a volte si scioglieva nell’aria, e si rifaceva di nuovo, e svaniva e tornava. Quella nube è fumo.... fumo certamente.... Quella montagna è il Vesuvio!... Ma no; il Vesuvio l’ho negli occhi, dipinto come l’imagine di un vecchio amico. L’ho visto, l’ho amoreggiato le mille volte disegnato sui libri, dipinto nelle sue fasi diverse nelle vetrine dei venditori di stampe. Ohibò; non è lui.... Eppure non può essere che lui.... Per sventura non vi era nessuno nel mio scomparto che potessi interrogare. Dovete sapere che il Vesuvio, si può dire invariabilmente, disegnato quale lo si vede da Napoli, e da qualche punto del golfo,