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il vesuvio de’ romani 403


4. «È dunque assai antica la storia del Vesuvio?» riflettè Giannina.

«Per la geologia è antichissima; certo rimonta assai oltre la comparsa dell’uomo sulla terra. Per la storia propriamente detta, vi sono dei vulcani più antichi; per esempio l’Etna, il Mongibello degli antichi, sotto il cui incubo giaceva il gigante Encelado, che a volte a volte contorcendosi, agitandosi, faceva traballare la montagna, mentre forse in un angolo lasciato libero dal gigante, soffiavano i robusti mantici del dio Vulcano, che sudava indefesso a fabbricare i fulmini a Giove. Erano quei fuochi divini, che talora erompevano di sotterra. Così lo Stromboli serviva di faro ai piloti greci, come serve in oggi ai naviganti nell’Arcipelago delle Lipari. Ma il Vesuvio ha, come dissi, il vantaggio di una storia particolareggiata, sgombra da favole. Questa storia tuttavia non rimonta che al principio dell’era volgare.

» Gli autori del secolo di Augusto parlano del Vesuvio come di un vulcano spento. Guardando al modo con cui si esprimono Diodoro Siculo e Vitruvio, e parebbe che nel paese vivesse ancora a’ quei tempi la tradizione di antiche eruzioni. Strabone ne parla anch’esso in guisa da farci credere che ne avesse riconosciuta, o almeno sospettata, la natura vulcanica. Il celebre Spartaco, si sarebbe trincerato entro il recinto naturale d’una montagna, di cui il pretore Claudio teneva guardato l’unico accesso1. Vorrebbesi che quella montagna fosse il Vesuvio, o piuttosto il monte Somma, il quale presentava la forma di un cono, tronco alla sommità, dove vaneggiava una depressione, un incavo, infine un cratere, tappezzato di viti selvatiche, con un piano sterile sul fondo. Chi sa da quanti secoli dormiva quel vulcano. Era un mostruoso gigante che nel sonno rifaceva le sue forze. Destossi infatti nell’anno 79 dopo Cristo; e quella eruzione fu terribile. È la prima ma anche la più formidabile di cui parli la storia. Fu allora che il Somma, letteralmente sventrato, presentò quella gran fossa, da cui sorse il Vesuvio moderno, riempiendola in guisa che noi non ne vediamo che il labbro. Il Vesuvio è tutto una creazione dei secoli, che volsero, dopo l’anno 79 dell’era nostra. Esso, cioè, non è altro che il cumulo formato dai materiali rigettati nelle successive eruzioni. Ciò si deduce con molta probabilità dai fatti, mentre si ignorano quasi interamente i particolari di quella, per quanto famosa, eruzione».

  1. Un disegno, molto arbitrario certamente, del Vesuvio di Strabone, si trova nell’opera di Daubeny, A description of active and extinct Volcanos. Londra, 1848.