Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/449

Da Wikisource.

quanto è cambiato! 443

sistenza da cima a fondo. Dunque il cono si era letteralmente spaccato, e ciò era avvenuto difatti, come vi dissi, la mattina del 15 novembre, e il punto più basso di quella spaccatura, quasi la spina di una gran botte, aveva servito a scaricare il cono, versando tre fiumi di lava, e improvvisando quei dodici coni, che si vedevano infatti ancora laggiù sparsi a guisa di onde maggiori sulla superficie ondeggiante di un lago di solida lava. Giù dunque tutti a furia, con una gran smania indosso di mirare da vicino quei coni, ossia quei vulcanelli improvvisati, e di trovarci sul teatro dell’ultima eruzione. Ma si; non era più quel sentiero! Altro che lasciarsi sdrucciolare.... Io non credo che Dante siasi trovato in peggiore imbarazzo quando era alle prese con quella rovina di Malebolge. Anche questa v’assicuro, era tal via, che, se Gerione ci avesse offerto le sue spallacce, non ci saremmo rimasti dall’accettarle per paura della coda1.

» Imaginatevi il ripido fianco di una montagna, irto di rupi d’acciajo tagliente, tutto sparso di rottami di bottiglie. Quelle scorie, che mandavano un suono metallico rotolando o scricchiolando sotto i piedi, non presentavano che un gigantesco eculeo, quasi un ammasso di vetri rotti. Guai a chi fosse caduto sull’erta! Poteva rovinarsi seriamente. Non mi ricordo d’aver provato mai nè fatica, nè pena maggiore. Quei cocci di lava godevano d’una mobilità strepitosa, e le cadute sembravano a ogni istante inevitabili. Vi erano poi tante cose da osservare, e le fumajole e le cristallizzazioni.... insomma mi trovai ben presto di retroguardia, e quando fui giunto alla base del cono, sul teatro dell’ultima eruzione, il tempo incalzava. Eravamo là in mezzo ad un mare di lave, e bisognava attraversarlo per guadagnare un sentiero.... e quella traversata ci avrebbe domandato un bel lasso di tempo, se non ci volevamo ammazzare. Ma i coni?... Ma tutto quell’apparato di una eruzione laterale di cui non poteva quasi nemmeno formarmi un’idea?... Pensai che fra due mesi circa sa rei ritornato a Napoli, per recarmi al Congresso dei naturalisti a Catania.

» Ebbene, dissi fra me, tanto e tanto fra la stanchezza e la furia non si riuscirebbe in oggi a niente di bene. Osserverò allora. Attraversai colla maggior possibile rapidità il mare delle

  1. Gerione, simbolo della frode, con faccia d’uomo, fusto di serpente e coda da scorpione che nuotando per l’aria portò giù Dante e Virgilio al piede della rupe che cinge il luogo detto Malebolge. Dante, Inf., XVII.