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474 serata xxix

La parte superiore, quella che veramente si chiama valle del Bove, è un anfiteatro che può avere da 12 a 15 miglia di circonferenza, chiuso all’ingiro, salvo verso il mare, da pareti a picco di 600 a 900 metri di altezza. Avete forza d’imaginazione sufficiente per porvi sotto gli occhi un abisso così smisurato, tutto arido, tutto morto? Qualche sprazzo di erbe o di boscaglia, che si vede quà e là, non fa che rendere, per effetto di contrasto, più selvaggie, più duro il complesso. Il silenzio di quella valle vi colpisce, è, diremo, palpabile di giorno come di notte. Quella valle immensa non conosce un torrente, non vede un ruscello. Abitatori nessuno, se ne eccettui qualche pastore errante, o piuttosto smarrito in quel deserto, che nella caldissima estate non trova per abbeverare sè ed il gregge che qualche po’ di neve raccolta nella cavità della montagna.

» Avevamo camminato più ore, quasi tutti sempre a piedi, su e giù per dirupi, e cominciammo a sentire gli stimoli della fame. Come l’Arabo nel deserto, cercammo anche noi un’oasi per sederci al riparo dei raggi del sole: e la trovammo infatti in un piccolo piano, incavato entro una sinuosità laterale, coperto di erbe e di arbusti, quasi al piede del Salto della Giumenta. Mangiando e bevendo i resti abbondanti delle provvigioni del giorno precedente potevamo a nostro agio contemplare la valle, fermando sopra tutto lo sguardo su quella enorme cascata di lava, che si direbbe tuttora in movimento, se il colore non ci dicesse che si tratta di lava raffreddata, per dir così, in aria, e concreta da molti anni. Finita la colazione, superiamo lo stesso Salto della Giumenta, salendo di fianco alla nera cascata e ci troviamo veramente nel cuore della valle del Bove. È qui che avrei dovuto aspettare per dirvi che il fondo di quell’abisso è propriamente un mare di lava, chiuso fra muraglie a picco di rupi selvagge. Del resto più di quanto v’ho detto non saprei. Gli accessori hanno già esaurito tutte le imagini, tutte le similitudini che si potrebbero adoperare per descrivere il principale. Se c’è qualche cosa nelle Alpi che possa paragonarsi alla parte superiore della valle del Bove, bisogna cercarlo in alcuno di questi vasti circhi, che si allargano in seno alle montagne, al limite inferiore delle nevi perpetue, cinti all’ingiro da rupi nevose; e occupati nel fondo da qualche enorme nevajo, e talvolta da un mare di ghiaccio; da cui si spicca, giù scendendo per la vallea, quel fiume cristallizzato che si chiama ghiacciajo. È certo che questo avvicinamento si farebbe spontaneo nella fantasia di qualunque alpinista che si portasse