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un giorno di neve a milano 81

dopo. Un visibilio di piume svolazzanti, indi più in alto un nugolio di più fitta peluria, quasi il cielo si spennacchi. Tu adocchi quella falda più majuscola delle altre, soffice, piumosa, che di scende grave grave, lentamente rotando intorno a se stessa e lasciando che mille altre la sorpassino più veloci e più turbinose. Eccola.... si piega bruscamente, risospinta da una folata di vento.... aleggia come bianca farfalla.... e torna a discendere giù giù.... è presso terra.... ma no.... ella sosta; oscilla sospesa a dritta e a sinistra, incerta, schifiltosa, quasi cerchi di schivare il sudicio. Ma eccola finalmente che posa, e scompare, dileguandosi nell’universale candore, lasciandoti libero di risalire collo sguardo ad adocchiare un’altra falda, d’accompagnarla al suo destino, e di startene così, se ti aggrada, dei buoni quarti d’ora seriamente occupato a contemplare la neve.

— Oh! come è bello! — grida quel fanciullino, guardando attraverso agli umidi cristalli di un salotto, ove soffia ben nudrita una stufa.

— Oh! come è bello! — esclama quella signorina, che si diverte a guardare, seduta sopra una morbida sedia, davanti a un tavolino elegante, posando i piedini delicati sopra la stufetta di lucido ottone, ripiena di acqua bollente. Intanto passa un povero pezzente, i cui abiti logori non conoscono stagione, tutto raggricchiato, a mo’ di testuggine, o di porco spino, quasi volesse sottrarre al freddo esterno quanto più può della superficie di se stesso. Intanto passa la curva vecchierella, che si raccoglie al seno lo scialle scolorito e ragnato, studiando angosciosamente ogni passo per tema di sdrucciolare.

Io mi ero rimasto tutto il giorno incantucciato, affacciandomi di tanto in tanto alla finestra per guardare la neve, finchè, venuta la sera, sentii il bisogno di respirare un po’ d’aria. Memore d’altronde d’essere aspettato, benchè la venisse giù ancora alla distesa, indossato il paletò, fasciatomi il collo con una sciarpa di lana, e messo il cappello in testa, uscii di casa. La neve scricchiolava sotto a’ miei passi in sulla via, e falde di neve venivano spesso a riposarmisi per un istante sul naso, unica parte la quale, essendo prominente, spuntava, come un bottone vermiglio fuori della buccia, per disotto l’ala del cappello e per disopra alla sciarpa. Giunto all’usato convegno, dovetti scuotermi la neve d’addosso, fra le allegre risate degli intervenuti, ciascuno dei quali aveva fatto alla sua volta lo stesso. Tutta gente, s’intende, che non hanno carrozza.