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CAPO XII. 245


In questa contrada sì acconcia alla vita pastorale, ed a malgrado dell’asprezza de’ luoghi ancor fioritissima di popolo, crebbero i primitivi montanari, la cui progenie sotto il nome di Osci, Umbri, Sabini ed Aborigeni, si rinviene in una grandissima parte dell’Italia. Sforzati prima nelle lor dimore dagli Illirici ed altri stranieri, nel modo che abbiamo narrato, di qua si mossero quelle bande che per vie diverse penetrarono in parte nell’interno della Sabina, ed in parte s’avanzarono sin oltre il Tevere mutando sede1. Non per tanto la forza non diede solo principio al loro stato: perciocchè, siccome avvenne a coloro che fondarono la nazione sabina, così gli altri, ugualmente consacrati al Dio protettore, dovettero al pari o per suo proprio valore, o per forza di religione comune, unirsi e mischiarsi coll’altre genti, sicchè potessero formare insieme altrettanti popoli novelli. Moltissimo poteva, nella loro istituzione anche l’accortezza, il senno, e la virtù de’ propri duci, se medesimi auguri e guerrieri. Onde è cosa certissima, che questi popoli di nuovo nome originati di una sola progenie riconobbero, e in ogni tempo coltivarono fra di loro per vicendevoli legami la stretta consanguinità e parentela. Attenenti massimamente ai Sabini e agli Ernici furono i Marsi2: congiunti con questi dice Catone3 i Marrucini: Ovidio, nato peligno, chia-

  1. Vedi p. 174. sqq.
  2. Vedi p. 228. n. 10.
  3. Ap. Priscian. ix