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306 CAPO XVI.

di terra, che mediante una catena non interrotta di facili e colti monticelli, senza divisione di valli, termina il continente dell’Italia. Per entro tutto questo spazio riconoscevano i Greci in suo linguaggio tre nazioni distinte, Dauni, Peucezi e Messapi: li quali popoli, si ritrovano di poi cognominati dai latini più genericamente sotto il titolo di Appuli e di Calabri. Benchè non possa giustamente determinarsi il confine della penisola Messapia, il più naturale par che fosse quella fila di monticelli, che traversando l’istmo si prolungano dirittamente dal colle tuttora detto Aulone appresso Taranto, fino a Monopoli sul mare Adriatico. I più antichi abitatori cogniti di questa provincia sono chiamati Iapigi-Messapi.  Secondo il racconto d’Erodoto, una mano di Cretesi usciti della patria per vendicare contro Cocalo la morte di Minosse loro re, essendo al ritorno in mare, per tempesta, che venne loro addosso, furono spinti a questa costa nell’Iapigia: dove incendiate le navi, e postevi le abitazioni, edificarono Iria, madre di tutte l’altre città loro; e di più vi cambiarono il nome, pigliando quello d’Iapigi-Messapi1. Altri narravano il fatto molto diversamente: chi voleva i Cretesi qua trasferiti per occasione dell’infausta impresa di Minosse in Sicania2: chi venuti quando essi n’andavano in traccia dello smarrito Glauco3: chi finalmente, trasportando

  1. Herodot. vii. 170.
  2. Strabo vi. p. 192.
  3. Athen. xi. 5.