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CAPO XXIII. 181

l’aruspicina era per accortissimo magistero regolatrice di tutte le oneste opinioni1: poichè, secondo i principi religiosi dell’etica, qualunque grande avversità annunziava una colpa, e portava seco la necessita dell’espiazione. La dottrina fulgurale sopra tutto non sol conteneva sotto gli arcani della divinazione la scienza fisica dell’età, ma più apertamente tendeva nella pratica alla salute pubblica. Siffatta dottrina era cosa tutta italiana: più specialmente propria degli insegnatori etruschi rivelata loro da Tagete2. Notarono già gli antichi quanto la costituzione fisica dell’Italia, posta fra due mari, la renda convenevolissima alla generazione de’ fulmini, e quanto di fatto vi sieno più che altrove frequenti3. Il portentoso ripetuto balenare delle folgori, meglio che altro fenomeno alcuno, dovette porgere all’uomo l’idea d’una potenza superiore, occupante la vasta estensione dei cieli, e la cui voce era il tuono. Ma gli Etruschi più sagacemente, riducendo questa teorica divina in un’arte

  1. Eccone un esempio: habent Etrusci libri certa nomina: Deteriores, Repulsos hos appellant, quorum et mentes, et res sunt perditae, longeque a communi salute disjunctae. Cicer. de Harusp. resp. 25.
  2. Arnob. ii. p. 92.
  3. In Italia quam creberrima. De Fulgurali disciplina vet. comm. ap. Lyd. de Ostentis. p. 168. In Toscana, per tacere d’altri esempi, oltre a un gran numero di fulmini caduti nel 1823-1824 sopra edifizj, s’ebbe notizia che in poco più d’un mese perderono la vita colpiti da saette dieci individui della specie umana, e molti animali bruti. V. Antologia, T. xv. p. 249.