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228 CAPO XXV.

desima di Chiusi1. Il grande monumento sepolcrale di Vulci2 ne dimostra altresì quanto gli Etruschi mirassero allo straordinario in questo genere di edifizi, in cui il fasto umano non si disdiceva alla religione pietosa. Sì che in tutto cotesto celebrato laberinto di Porsena poteva di fatto essere una fabbrica singolarissima, e se vuolsi ancora capricciosa, comandata da fastoso principe per far mostra di suo potere, o, come dice Varrone, per superare la vanità d’estranei regnanti 3.

Nell’infanzia delle arti adopera ciascuno secondo che porta la semplice materiale imitazione degli oggetti sensibili. Questa legge dell’umano intelletto guida per tutto ugualmente la mano rozza sì, ma obbediente dell’uomo. Gli ordini politici, i progressi della vita civile, la situazione, il clima stesso, accelerarono presso alcuni popoli l’avanzamento, ritardato al contrario presso d’altri posti in meno favorevoli circostanze. Non pochi lavori dell’arte toscanica mostrano in fatti una tal rozzezza ed infantile semplicità, che sembra ci trasportino all’origine stessa dell’arte imitativa. Statuette di contorni rettilinei, senza mossa, con piedi chiusi e uniti, occhi schiacciati, bocca obliqua, mento rilevato, estremità di membra soverchiamente allungate, vestimento stretto e serrato al corpo; tali quali

  1. Vedi tav. xiv. sqq.
  2. Vedi tav. lxii.
  3. Varro ap. Plin. xxxvi. 12. Quem fecit... simul ut externorum regum vanitas quoque ad Italis superetur.