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70 CAPO XXI.

fatto allegato1 di colossali edifizj dei dominatori etruschi, sì che non potessero esser costruiti di tanta mole fuorchè per le fatiche de’ loro propri schiavi: laddove al contrario, forza è ripetere in questo luogo, esser cotali opere, quali si hanno davanti agli occhi, niente altro che ordinarie, comechè maestrevoli fabbricazioni2. Sicuro è bene che la nazione intera degli Etruschi non ebbe mai ne’ suoi tempi istorici un essere politico sì mal confacente al costume generale italiano: ma più tosto la forza reale dell’Etruria, come quella d’ogni altro popolo nostrale, e di Roma stessa, stava posta nel libero stato plebeo temperato dal solo padronato.

Non abbiamo nessuna informazione certa del primo seme di queste generazioni maggiori, in cui, ad esclusione d’ogni altro, l’originale cittadinanza trovavasi congiunta colla qualità ereditaria di nobile. Ma se ricordiamo i tempi e il modo per cui i principali an-

    più Malte Brun (Précis de la géogr. T. vi. p. 106) vuol la nazione intera divisa a suo modo nelle caste dei Larti o signori; dei preti; del guerrieri e del popolo. La voce etrusca Lartes, benchè derivativa da Lar, non è stata mai, nell’uso civile, un titolo di preminente qualità significante principe o signore; era bensì un mero pronome virile, o nome individuale usitatissimo, le mille volte ripetuto nelle iscrizioni mortuali, come quello di Arunte, Atto, Aulo ec. Lartia è di donna. Per tutt’altro sistema filologico di già Swinton teneva che Lar valesse quanto summus in lingua fenicia.

  1. Niebuhr T. i. p. 133.
  2. Vedi Tom. i. p. 129.