Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. III.djvu/29

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lazione certa colle divinità, e vi stanno come significazione di augurj (10. 16. 17)1; finalmente i Centauri portatori di rami, la chimera, la sfinge, il leone alato, la pantera, e alcun altro animale del gregge bacchico (1. 10. 15. 16. 20) tengono tutti più o meno convenienza tra loro, e col soggetto principale, perchè tutti s’aggirano entro un determinato ordine d’idee correlative al giudizio delle anime nella regione infernale. Né mi par niente dubbioso, che qui ogni cosa non si riferisca alla dottrina acherontica degli Etruschi, tanto conforme all’egizia dell’Amenti. Il domma fondamentale del dualismo si fa manifesto con la presenza del dio e della dea, entrambi signori degl’inferni: sieno essi per figura Osiride, Bacco, Plutone, o, secondo la mitologia etrusca, Manto o Vedio; sieno Iside, Cerere, Proserpina, o l’innominata moglie del malo dio2. V’apparisce ugualmente per via di simboli noti la dottrina primitiva de’ buoni e mali Genj; grande la religione dei sepolcri; certa la buona speranza nelle pietose supplicazioni ed offerte: potentissima in fine l’efficacia dei misteri a tener viva nell’uomo l’idea principale d’uno stato futuro di premio o di gastigo nella vita nuova. Vedi Tom. ii. p. 114- 115. 249-251.

  1. Per etrusche dottrine gli uccelli augurosi erano di molto numero, e variatissimi di specie. App. Claud. ap. Fest. Oscines aves.
  2. Vedi Tom. ii. p. 105.