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Insieme con i candelabri, e certi arnesi di cui ragiono più sotto tav. cxni, si sono ritrovati alle volte in quei sepolcri di Vulci tripodi, o sia are portatili in bronzo, di non minore vaghezza e leggiadria di forme, con simboli non ambigui parimente allusivi al culto di Bacco. Alcuni di questi attrezzi pili notabili si conservano nel museo etrusco del Pr. di Canino. Uno di essi sopra ciascuno dei tre piedi a traforo, che sostengono il recipiente, ha per ornamento simbolico due protome di cavallo, come nei vasi di Chiusi tav. cn, 8 ) consueto emblema del transito delle anime all’Èrebo. Nello spazio in tra l’uno e l’ altro piede sono collocale tre distinte figure di alto rilievo r una all’altra corrispondente: la principale è capillata, barbati, e alata agli omeri, con veste corta, e calzari similmente aliferi, porta sulle braccia un giovane come estinto. La figura appresso che l’ insegue ha cimiero in testa, calzari alati, e gladio nella destra: indi vien dietro Ercole coperto della sua leonina, e con la clava sollevata in positura minaccevole.

Non pare dubbioso che l’ immagine primaria sia il buon Genio conduttore dell’anime agli Elisi, o se vuoisi altrimenti Mercurio infernale, inseguito dal Genio malo, contrastante alla beatitudine di una vita futura. Non discende Ercole al soggetto qual combattitore egli stesso e trionfatore della morte. Cosi sempre più si conferma che gli arredi, i quali si rinvengono nei sepolcri hanno precipuamente servito al sacrifizio e ad ogni altro rito funereo.