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152 dei fatti de’ langobardi

quenza di lampi e di tuoni, quanta appena esser ve ne può nella state. Finalmente dopo due mesi, la predetta città in gran parte fu da un incendio abbruciata. Nella estensione poi di questo diluvio crebbe talmente il Tevere in Roma, che le sue acque

    gansi (dice il Muratori stesso) le vecchie carte Italiane: vi si troveranno innumerabili selve, delle quali più non rimane vestigio”. Citerò con esso lui un passo di Sidonio Apollinare Epist. V. lib. 1. dove si trova che anco le stesse rive de’ fiumi erano tutte munite di boschi. Egli dice d’aver veduto caeruleum Addam, velocem Athesim, pigrum Mincium etc., quorum ripae, torique passim quernis acernisque nemoribus vestiebantur. E molti paesi accenna il sempre lodato Muratori piantati di determinati alberi, i nomi de’ quali durano tuttora, come Cereto, Laureto, Rovereto, Saliceto, Albareto, Persiceto, Frassineto ec., ed anco nel Friuli, per portar un esempio, v’ha più d’un villaggio che chiamasi Nogareto. Ora se fra tanta moltitudine di selve nell’alto e nel piano, la storia parla di tali inondazioni, di cui presentemente (a fronte dei nostri gravi disastri) non ne abbiamo mai conosciute di somiglianti, come si potrà asserire che le ruine annuali prodotte dai fiumi nell’età nostra, debbano ripetersi dalle tagliate dei boschi? Io non saprei che rispondere come fisico; ma se io alle teorie de’ fisici oppongo fatti, attendo io stesso dalla loro scienza una ragionevole e convincente risposta. Chiuderò col partecipare ai lettori, che il sig. Cattinelli colonnello pensionato della Gran-Bretagna, il quale occupossi ultimamente di prendere il livello di tutti i fiumi del Friuli, mi comunicò di aver in idea di stendere la storia di tutte le grandi inondazioni avvenute