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LIBRO DECIMO — 1825. 319


Pure que’ codici non bastavano alla civiltà napoletana, e nel 1820 il popolo con ammirabile rivolgimento fece a sè stesso leggi migliori. Ingannato e tradito, non le difese; la sua caduta era inevitabile, gli fu colpa cader vilmente.

Del qual peccato pagò la pena, perchè a stato troppo libero successe tirannide; ma le tante morti, gl’infiniti martorii non bastarono ad assoggettarlo; egli è servo che freme, e fa tremare chi lo conculca.

Perciò in sei lustri centomila Napoletani perirono di varia morte. Tutti per causa di pubblica libertà o di amore d’Italia; e le altre italiche genti, oziose ed intere, serve a straniero impero, tacite o plaudenti, oltraggiano la miseria de’ vinti; nel quale dispregio, ingiusto e codardo, sta scolpita la durevole servitù. insino a tanto che braccio altrui, quasi a malgrado, le sollevi da quella bassezza. Infausto presagio che vorremmo fallace, ma discende dalle narrate istorie, e si farà manifesto agli avvenire; i quali ho fede che, imparando da’ vizii nostri le contrarie virtù, concederanno al popolo napoletano (misero ed operoso, irrequieto, ma di meglio) qualche sospiro di pietà e qualche lode: sterile mercede che i presenti gli negano


FINE DEL SECONDO ED ULTIMO VOLUME.