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LIBRO SETTIMO.


REGNO DI GIOACCHINO MURAT


anno 1808 a 1815.




CAPO PRIMO.


Arrivo in Napoli del re, della regina. Feste. Provvedimenti di guerra e di regno.


I. Un decreto dell’imperatore Napoleone, che chiamò statuto, dato in Bajona il dì 15 di luglio del 1808, diceva: «Concediamo a Gioacchino Napoleone nostro amatissimo cognato, gran duca di Berg e di Cleves, il trono di Napoli e di Sicilia, restato vacante per lo avvenimento di Giuseppe Napoleone al trono di Spagna e delle Indie.» Altri capi regolavano la discendenza, Era prescritto che Carolina Bonaparte quando mai sopravvivesse a Gioacchino Murat marito di lei, salisse al trono prima del figlio. Che il re delle due Sicilie, finchè durasse la stabilita discendenza, aggiungerebbe al suo titolo la dignità di grande ammiraglio dell’impero francese. Che mancata la stirpe Murat, la siciliana corona tornasse all’impero di Francia. Che il nuovo re governasse lo stato dal dì primo del vicino agosto con le regole dello statuto di Bajona del 20 giugno di quell’anno.

Un editto contemporaneo di Gioacchino prometteva a’ popoli delle due Sicilie felicità, grandezza, soliti vanti di chi regna; giurava lo statuto di Bajona: diceva prossimo il suo arrivo, inculcava a’ ministri e magistrati di vegliare nella sua assenza al manteninento dello stato. Con altro decreto nominava a suo luogotenente il maresciallo dell’impero Perignon.

II. Saputo il nuovo re, i Napolitani si chiedevano a vicenda il natale di lui, la vita, i costumi, i fatti pubblici; ma la fama del suo valore tutte invadeva le restanti cose, e sì che i mali esperti delle virtù militari in lui temevano inflessibil comando, cuor duro alla pietà, moti continui di guerra e di ambizione, incapacità ed impazienza alle cure di pace. Ai quali timori aggiungevano fede i recenti fatti di Spagna e la ribellione di Madrid, oppressa da Gioacchino