Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/121

Da Wikisource.

libro secondo 115

viano, tutto cosa tedesca. Era la Basilica gremita di soldati, che parevano più disposti a battaglia, che a sacra e pacifica cerimonia. Giunto alla scala di S. Pietro il Barbarossa in mezzo ad una selva di picche e di daghe, si trasse l’armadura e indossò vesti di gala. Entrato nella Basilica, andò ai piedi del Papa a fare la consueta professione di fede, indi lo seguì fino all’altare di S. Pietro. Quivi ricevette dal medesimo lo stocco e lo scettro imperiale, e la corona sul capo. Alla qual vista fu un gridare de’ Teutoni così traformato e selvaggio, che fu creduto scroscio d’una folgore1. Compiuta la cerimonia, usciva l’Imperadore dalla città Leonina cavalcando colla corona sul capo, e si riduceva agli accampamenti fuori le mura. Il Papa entrò nel palazzo che era presso la Basilica.

Mentre queste cose avvenivano nella Basilica, il popolo col Senato teneva parlamento in Campidoglio su questa incoronazione fatta senza tener conto della Repubblica, anzi a suo dispetto. Invasò gli animi un sì grande furore, che il popolo corse alla cieca alla Basilica, chiedendo potere stornare la incoronazione. Trovò la festa finita; perciò rabbiosamente si gettò sopra ad alcuni soldati tedeschi rimasti indietro, che inseguirono ed ammazzarono fin nella chiesa. Si levò tosto il rumore nella città, che giunse agl’imperiali accampamenti: e subito fu tutta in armi l’oste tedesca. Avvenne una sanguinosa battaglia tra questa ed il popolo. Lunga pezza durò incerta la vittoria; toccò in fine ai Tedeschi, che menarono grande strage de’ Romani. Ottone di Frisinga da buon Tedesco, ma da pessimo Vescovo, recitando lo spargimento del Romano sangue, ed accennando alle parole degli ambasciadori del Senato, dette alla presenza di Federigo, così insulta i vinti «Avresti tu veduto i nostri con pari ferocia e valore atterrar Romani feren-

  1. Cardin. Arag. Quo facto, statim tam vehemens et fortis Theutonicorum conclamantium in vocem laudis et letitiae vox emissa concrepuit, ut terribile tonitrum de coelo crederetur cecidisse.