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238 della lega lombarda

di Maggio del 1163, ove intervennero diecissette Cardinali, cento ventiquattro Vescovi, quattrocento quattordici Abati, ed una moltitudine copiosa di cherici e laici. Questo convento che trattò anche dell’Antipapa, e delle ordinazioni da lui fatte, giudicate invalide1, tolse ogni dubbiezza del legittimo pontificato di Alessandro; il quale sorretto, come vedevano, da tutti gli altri Principi della cristianità, non dubitavano, che tosto sarebbe ritornato in Italia a sfolgorare il Barbarossa di scomuniche, di soluzioni di giuramento, e di tutta quella morale procella di gastighi, per cui altri Imperadori tremarono.

Tra le Repubbliche marittime solo Venezia se n’era stata guardando e non altro, i moti del Tedesco. Consapevole della sua forza, non erasi fin a quel tempo accostata a Federigo o provocatrice di offese, o cercatrice di favore. Pisa e Genova contendenti tra loro per la Sardegna e la Corsica eransi assoggettate agli arbitri imperiali; e vedemmo come i Genovesi ottenessero in Pavia da Federigo anche privilegi. Venezia sempre fu schiva di tali favori, e si mantenne in certa tal quale dignità, da far intendere al Tedesco, che volendo, poteva guastargli i negozî Lombardi. Gli occhi di questa Repubblica non eran volti al continente, bensì al mare; e le paci e le guerre da lei operate miravano sempre alla dilatazione e conservazione del suo commercio, massime in Levante; perciò desta sempre su coloro che potevano ferirla in questa tanto vital parte della sua potenza. Al bizantino Imperadore teneva volte le speranze e i timori, e con questo troviamo misurasse spesso le forze. Col tedesco Imperadore poco aveva a fare, perchè fortemente ordinata al di dentro; e, come ricca, pronta al di fuori ad opporre le sue mercenarie milizie. La sua potenza non era quella delle città Lombarde, mobile ed incerta come le alleanze che la fermavano: bensì ferma e sempre procedente a meglio per vigore di reggimento,

  1. Card. de Arag. p. 455.