Pagina:Storia della geografia (Luigi Hugues) - 2.djvu/145

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identificato colla città di Kan-ceu non lungi dalla Grande muraglia; da altri coll’oasi di Khamil o Carni verso la estremità orientale dei Monti Celesti. Dopo un viaggio di 50 giorni con cavalli, a partire da Camexu, si giunge ad una fiumana (Cara-muren, Fiume giallo, Hoang-ho), e quindi a Cassai (Cathai, limite della Cina settentrionale), ove i mercanti cambiano il loro denaro colla carta moneta imperiale detta babisci. Da Cassai a Gamalecco, capitale dell’Impero (Kambalu, Peking) si contano ancora 30 giornate di viaggio1.

«La strada commerciale dalla Tana al Gattaio, dice il Pegoletti, è sicurissima tanto di giorno quanto di notte. Alquanto pericoloso è il tratto dalla Tana a Sarai; ma, anche nel tempo più cattivo, se la carovana è di sessanta uomini, può viaggiare con altrettanta sicurezza come se in una casa qualunque si passasse da una stanza all’altra».

Il trattato del Pegolotti, mentre dimostra apertamente con quanto sollecito e industre modo gli Italiani avessero ampliati i loro traffici nelle lontane regioni dell’Asia centrale ed orientale, ci informa eziandio di una cosa, ed è, che il viaggio, attraverso l’Asia, sino a Peking, era forse più facile nel secolo decimoquarto che in oggi.

Intorno allo stesso Pegolotti osserva Bartolomeo Malfatti che non solo egli si mostra versatissimo in tutto ciò che si attiene all’esercizio dei traffici, sino ai paesi più remoti dell’Asia; ma si palesa anche dimestico della scienza, indicando come s’abbia a cavar partito dalle osservazioni astronomiche per la navigazione, e dalle pratiche alchimistiche per l’affinamento dei metalli. Nel Balducci Pegolotti, continua l’egregio scrittore, come in massima nei Fiorentini, vediamo esprimersi quella concordia della dottrina colla pratica, della scuola colla vita, onde all’in-

  1. La fiumana del Pegolotti è identificata da Enrico Yule col Canale imperiale, dal Richthofen col Tan-ho, affluente dell’Han. Quanto alla città di Cassai, il dottore Heyd opina che corrisponda alla grande città commerciale di Khinsai o Quinsai. V. Histoire du commerce du Levant au Moyen-age, II, pag. 239.