Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/294

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animo generoso, ad applicarsi con ogni studio all’Eloquenza, da cui sapevano, che sarebbono stati condotti ad essere poco meno che reggitori sovrani della Repubblica.

XXIII. Ma al contrario dappoiché alla Repubblica succedette la Monarchia, e tutto quasi il potere venne alle mani di un solo, questi motivi cessarono, e quindi quella eloquenza maestosa e vivace, che sin allora avea dominato nella Repubblica, cambiossi in un’eloquenza languida e fredda, e adattata agli argomenti, su’ quali si raggirava. Tutte le cause appartenenti a’ pubblici affari, e le più importanti ancora tralle private, dipendevano dal volere non più del Senato e del Popolo, ma dall’Imperadore; e benché questi per non affettare un dispotico impero mostrasse talvolta di lasciar libera la decisione di alcun affare al Senato, sapevasi nondimeno, a qual parte l’Imperador inclinasse, e niuno ardiva di opporglisi. Quelle stesse cause, di cui faceasi giudizio, si trattavano per lo più innanzi a privati Giudici, e consistevano anzi nell’esaminare i testimonj, nel recitar le scritture, nel rispondere alle quistioni, che nel discorrere e nel perorare. Gli onori e le cariche, oltrecché erano quasi di mero nome, e prive omai di quel frutto, che per l’addietro se ne traeva, erano per lo più conferite non a ragione di merito, ma ad arbitrio di chi regnava. Quindi non è maraviglia, se essendo pressoché inutile l’eloquenza, pochi la coltivassero; e se questi ancora non avendo che tenui argomenti, su’ quali esercitarsi, e non più animati né dal folto popolo spettatore, né dalla speranza di cariche e di onori, perdessero nel favellare quella forza e quel brio, che ne’ 151 Romani Oratori erasi per l’addietro ammirato; e se i giovani non avendo più sotto gli occhj né modelli ed esemplari di perfetta eloquenza, né oggetti valevoli a risvegliare in essi ardore di emulazione, o punto non si curassero di tale studio, o non ne uscissero che freddi e languidi Oratori. All’esercizio del Foro, che più aver non potevasi, succedette quello delle Suasorie, come dicevanlo, o delle Declamazioni, che erano insomma come quelle brevi orazioni, in cui nelle pubbliche scuole or su uno or su altro argomento si esercitano i giovani per formarli a quella eloquenza, i cui perfetti modelli lor si propongono ne’ classici Autori. Ma qual differenza fra una privata declamazion fanciullesca, in cui l’animo non è riscaldato da al