Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/322

Da Wikisource.

Ma Quintiliano singolarmente ne fa grandissimi encomj, e oltre il dirlo uomo di maravigliosa facondia63, oltre il chiamare lattea facondia quella, di che egli 166 usa64, così ne forma il carattere: Né sdegnisi Erodoto, che Livio gli venga paragonato. Scrittore mirabilmente grazioso e terso nelle sue narrazioni, e nelle parlate sopra ogni credere eloquente; così ogni cosa egli sa adattare, e alle persone e alle cose, di cui ragiona. Quanto agli affetti, e a quelli singolarmente, che son più dolci, niuno degli Storici, a parlare modestamente, ha saputo esprimergli meglio. In tal modo la immortale brevità di Sallustio ha egli potuto con diverse virtù uguagliare. Perciocché parmi, che ottimamente dicesse Servilio Noniano, che questi due Scrittori sono uguali, anziché somiglianti. Dopo questi Elogj poco ci dee muovere il detto già rammentato di Asinio Pollione, che diceva di trovare in Livio una non so qual aria di Padovano. Si è cercato da molti, che cosa intendesse così parlando Pollione; e il Morhofio una Dissertazione o anzi un ampio trattato ha pubblicato su questo argomento, in cui lungamente esamina, qual fosse il vizio, che a Livio opponevasi. Ma a me non pare, né che di sì lunga Dissertazione vi avesse bisogno, né che possa rimaner dubbio sul senso della parola da Pollione usata. Leggansi i due luoghi, in cui Quintiliano fa menzione di un tal detto65, e vedrassi, che egli ivi ragiona dello studio, che usar dee un colto Scrittore a sfuggire ogni parola ed ogni espressione, che sappia dello straniero. Dal che è manifesto, che Pollione riprender voleva in Livio certe espressioni Padovane più che Romane; come farebbe al presente un Toscano, il quale leggendo un libro di Scrittore Lombardo, e trovandovi parole e frasi, che in Toscana non sono usate, dicesse, che quello stile sa di Lombardo. Noi non possiamo ora conoscere, quali siano queste parole, che da Pollione dicevansi Padovane; e non si posson leggere senza risa le gravissime decisioni, che alcuni moderni Aristarchi autorevolmente han pronunciato, diffinendo questa e quell’altra voce di Livio esser quella, che da Pollion fu ripresa; quasi che nella perdita che abbiamo fatta della più parte degli Scrittori Latini possiamo determinare, quai voci si