Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/365

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IV, per opera del celebre Niccolò Zabaglia. In questo libro egli ha prodotto le lettere di molti chiarissimi uomini, e tra essi del P. Boscovich, del Marchese Poleni, del Marinoni, dell’Eulero, e di Cristiano Wolfio, per tacer d’altri non Matematici, i quali tutti concordemente sostengono, che di un gnomone e non di un Orologio solare debbansi intendere le allegate parole. Ciò non ostante il chiarissimo Conte Antongiuseppe della Torre di Rezzonico nelle erudite sue Disquisizioni Pliniane appoggiato all’autorità di alcuni Codici, ne’ quali leggesi dierumque ac noctium horas, sostiene109, che di un Orologio solare si debba intendere quel passo. Io lascio, che ognun segua qual opinion più gli piaccia; poiché ugualmente versato in Astronomia esser doveva l’inventore di quella macchina, o essa fosse un gnomone, o fosse un Orologio solare.

XXVII. L’altra quistione, che è più propria del nostro argomento, si è, chi sia il Matematico

valoroso, a cui la gloria della costruzione di questo o orologio o gnomone si debba concedere. Le antiche edizioni di Plinio ne davan la lode a un certo Manlio; perciocché ove nell’edizione del P. Harduino si legge: Ingenio fœcundo Mathematici. Apici auratam &c., nelle antiche leggevasi: Ingenio fœcundo. Manlius Mathematicus apici auratam &c. Il P. Harduino afferma, che niuno de’ Codici manoscritti da lui veduti nomina Manlio; e che tutti hanno quel passo, come egli l’ha riferito. Resterebbe dunque incerto, chi fosse il Matematico da Plinio disegnato. Ma il soprallodato Canonico Bandini un’altra lezione ha trovata in due Codici antichissimi delle celebri Biblioteche di Firenze, la Laurenziana e la Riccardiana, ne’ quali così sta scritto: Digna cognitu res ingenio Facundin. L. Mathematicis (così è stampato, forse in vece di Mathematici) apici auratam &c. Ed ecco un Facundino Matematico e Liberto (perciocché, che la lettera L. così debba spiegarsi, l’esempio di mille Iscrizioni cel persuade), a cui secondo la lezione di questi Codici sembra, che una tal lode debbasi attribuire. Confesso però, che non parmi ancor la cosa così accertata, che non possa rivocarsi in dubbio. Comunque grande sia l’autorità de’ due Codici Fiorentini, troppo grande è il numero degli