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46 Storia della Letteratura Italiana.

dottamente favella il Bruckero, presso cui più altri ancora si veggono annoverati1.

X.

Anche Platone si fa discepolo de’ Pittagorici.

Ma niuna cosa ci fa meglio conoscere, in quale stima salita fosse la Setta Italica da Pittagora fondata, quanto il riflettere, che Platone stesso, il divino Platone, venne a bella posta in Italia per conoscervi i discepoli di sì grand’uomo, e per apprendere le loro opinioni. Anzi che egli tragittato poscia in Sicilia, e trovati i libri o di Pittagora stesso, come vogliono alcuni, o, come ad altri sembra più verisimile, de’ più antichi discepoli di quest’illustre Filosofo, li comprasse a gran prezzo, e di essi si giovasse non poco nello scrivere le filosofiche sue opere, ella è opinione di molti antichi Scrittori dal Bruckero allegati. E certo, che a Platone non dispiacesse il farsi bello delle fatiche altrui, ne abbiamo una pruova in Ateneo, il quale parlando di un certo Birsone nativo di Eraclea nella Magna Grecia dice, che da’ Dialogi di lui molte cose tolse Platone: Heraclea prope Sirim civem habuit Birsonem, ex cujus Dialogis multa Plato surripuit2. E Diogene Laerzio ancora nella vita di Platone parla di quattro libri da un certo Alcimo scritti a provare, quanto dal Siciliano Epicarmo avesse tolto Platone. Multum illi (Platoni) Epicharmus contulit Comicus, cujus & plurima transcripsit, ut Alcimus in eis libris, quos ad Amyntam scripsit quatuor numero, meminit. Anzi l’idea ancora dello scriver Dialogi da Zenone nativo di Velia fu suggerita a Platone. Dialogos itaque,

  1. Di Alcmeone parla ancora l’Imperadrice Eudossia, che verso la fine del XII secolo scrisse il suo Dizionario Mitologico-Storico intitolato Ionia, e pubblicato pochi anni addietro dal dottissimo M. Ansse de Villoison, ed ella ragiona ancora di quegli, de’ quali in questo Capo si è fatta menzione, cioè di Archita, di Aristosseno, di Acrone, di Dicearco, di Zenone, di Epicarmo, di Menecrate, e di un altro Medico Siracusano detto Democrito, e di un Filosofo pure Siracusano detto Dione, e anche del Tiranno Dionigi (Anecdota Græca Venet. 1781, Vol. I, p. 69, 74, 72, 49, 135, 204, 166, 290, 129, 137, 136). Ella è cosa degna d’osservazione, che in quasi tutti gli articoli Eudossia usa le parole stesse, che si trovano in Suida; e come l’età di questo Scrittore non è abbastanza accertata, così riman dubbio, se Suida abbia copiata Eudossia, o Eudossia Suida, o se, come crede l’erudito Editore dell’Opera di Eudossia, abbiano amendue attinto a un’altra fonte comune.
  2. Lib. II Deipnos. sub. fin.