Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/264

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che non è anima, perchè è il tutto indifferentemente, e però è uno, l’universo è uno. In lui tutto è centro, il centro è dappertutto e la circonferenza è in nessuna parte, ed anche la circonferenza è dappertutto e in nessuna parte il centro. Non c’è vacuo; tutto è pieno, quello in cui vi può essere corpo, e che può contenere qualche cosa, e nel cui seno sono gli atomi. Perciò l’universo è di dimensione infinita e i mondi sono innumerabili. La causa finale del mondo è la perfezione, e agl’innumerabili gradi di perfezione rispondono i mondi innumerabili, animali grandi, co’ loro organi e il loro sviluppo, de’ quali uno è la terra. Per la continenza di questi innumerabili si richiede uno spazio infinito, l’eterea regione, dove si muovono i mondi, perciò non affissi e inchiodati. Vano è cercare il loro motore esterno, perchè tutti si muovono dal principio interno, che è la propria anima.

Il punto di partenza è una reazione visibile contro il soprannaturale e l’estramondano. Il mondo popolato di universali nel medio evo è negato da Bruno in nome della natura. Dio stesso, dice Bruno, se non è natura, è natura della natura; se non è l’anima del mondo, è l’anima dell’anima del mondo. E in questo caso è materia di fede, non è parte della cognizione. La base della sua dottrina è perciò l’intrinsechezza del principio formale o divino della natura. Ciascuno ha Dio dentro di sè. Il vero e il buono luce dentro di noi non per lume soprannaturale, ma per lume naturale. Il naturalismo reagiva contro il soprannaturale.

Quelli che hanno lume soprannaturale, come i profeti, cioè a dire che ricevono il lume dal di fuori, egli li chiama asini o ignoranti, de’ quali fa un ironico panegirico nell’Asino cillenico, e tra questi e quelli che hanno il lume naturale e vedono per virtù propria è la stessa differenza che è tra l’asino che porta i sacra-