Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/411

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togli attraverso Plutarco e Dante più che per influssi francesi, rimase in lui inalterato, puro di quelle macchie e ombre che vi sovrappongono le vanità e le passioni e gl’interessi mondani, perciò puro di esagerazioni e ostentazioni. Era in lui una interna misura, quell’equilibrio delle facoltà, che è la sanità dell’anima, quella compiuta possessione di sè stesso, che è l’ideale del savio, quella mente rettrice, che sta sopra alle passioni e alle immaginazioni e le tiene nel giusto limite. La sua forza è più morale che intellettuale; perchè la sua intelligenza si alza poco più su del luogo comune, ed è notabile più per giustezza e misura che per novità e profondità di concetti. Lo alza su’ contemporanei la sincerità e vivacità del suo senso morale, che gli dà un carattere quasi religioso, ed è la sua fede e la sua respirazione. Rinasce in lui quella concordia dell’intendere e dell’atto mediante l’amore, che Dante chiamava sapienza; rinasce l’uomo.

E l’uomo educa l’artista. Perchè Parini concepisce l’arte allo stesso modo. Non è il puro letterato, chiuso nella forma, indifferente al contenuto; anzi la sostanza dell’arte è il contenuto, e l’artista è per lui l’uomo nella sua integrità; che esprime tutto sè stesso, il patriota, il credente, il filosofo, l’amante, l’amico. La poesia ripiglia il suo antico significato, ed è voce del mondo interiore, chè non è poesia dove non è coscienza, la fede in un mondo religioso, politico, morale, sociale. Perciò base del poeta è l’uomo.

La poesia riacquista la serietà di un contenuto vivente nella coscienza. E la forma si rimpolpa, si realizza, diviene essa medesima l’idea, armonia, tra l’idea e l’espressione.

La base del contenuto è morale e politica, è la libertà, l’uguaglianza, la patria, la dignità, cioè la corrispondenza tra il pensiero e l’azione. È il vecchio pro-