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vi fu il Te Deum, ed in fine la benedizione col Venerabile, ed il padre Desanctis curato della Maddalena (che poi apostatò) fece da cerimoniere.1

La processione e il codazzo che attirò dietro di sè, dopo di aver ricevuto secondo il solito la benedizione dal Santo Padre, difilò per le Quattro fontane, piazza di Spagna, piazza del Popolo e il Corso, e si sciolse al Campidoglio. E così il Foro romano ed il Campidoglio furono l’alfa e l’omega della dimostrazione.

È inutile il dire che le finestre eran guernite dei soliti serici addobbi; ma con questa dimostrazione, è pur forza il dichiararlo ad omaggio di verità, mentre i Romani credevano di onorare il sovrano pontefice, amatissimo da loro, onoravano invece la plebe romana, cui dallo Sterbini vole vasi reintegrare nei suoi diritti, a foggia della plebe antica, e per questo chiamolla a far parte, quasi esclusivamente, della imponente processione.

Fu soggetto di seria considerazione per gli uomini calmi e riflessivi quel vedere un’agglomerazione di plebe così numerosa (poichè di quasi tutta plebe era composto il corteggio) incedere ordinatamente e militarmente verso il palazzo del papa. Incominciaron molti in quel giorno a vedere con foschi colori le cose future, e sentimmo noi colle nostre orecchie Natale del Grande dire: «Che le cose, con simili apparecchi non potevano volgere a buon fine.» E disse bene, e parve che presentisse il tristo esperimento che doveva farne un giorno col perder la vita nel combattimento di Vicenza.

Terminò la festa con una luminaria brillantissima nella sera in tutta la città, e dobbiamo aggiungere a lode del vero che tutto si passò nell’ordine il più perfetto.

Dopo questa dimostrazione, che fu di tutte la più importante pel numero di quelli che vi presero parte, oltre i cittadini, ne fu grandemente allarmata la stessa autorità; il perchè pochi giorni dopo essa cercò di prevenirne la

  1. Vedi Documento n. 61 del vol. II.