Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/414

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come si è conservata sempre nel tempo successivo, l’esempio della onestà: onorate sempre dai sovrani pontefici, dalle corti estere, e dalla eletta di tutti i personaggi più cospicui che recavansi in Roma, in guisa che, senza taccia di esagerazione, aveva per molti e molti anni fatto gli onori del paese; specchio di amore e di concordia, e tipo, tutti i membri che la componevano, di religiosi e benefici sentimenti; famiglia protettrice delle arti belle applicate ad usi sacri e profani, ed il principe in ispeeie dichiarato per comun consenso il mecenate degli artisti, ed il sostegno dei miseri, come fan fede tante e tante opere grandiose che a monumento perenne esistono sotto gli occhi di tutta Roma: vederla ad un tratto fatta segno e ludibrio degli attacchi della plebe insensata e feroce, che tale più o meno se si sbriglia è in tutti i paesi del mondo (sebbene a lode del vero quella di Roma sia da anteporre per buon senso e moderazione a quella di qualunque altra città); vederla, ripetiamo, insultata pubblicamente, in un momento sopratutto in cui il governo perduta la forza di protegger se stesso, tanto meno avrebbe potuto prtegger negli altri l’innocenza e l’onore, non è a dirsi qual trista impressione producesse in tutte le anime oneste. Le quali videro nello attacco dei Contemporaneo, ch’era il giornale della rivoluzione, il segnale e la dichiarazione di guerra degli amministrati contro gli amministratori, dei proletari contro i proprietari, dei poveri e dei deboli contro i ricchi e i potenti.

Gravissimo e desolante apparve a tutti quel caso, giudicandolo come un prenunzio di serissimo e fatali conseguenze.

Nè il Paradisi, che presentavasi in lizza per ispezzar la sua lancia contro al principe Torlonia, era un semplice cittadino privo di qualifica e destituito di mandato; ma il faceva coprendosi sotto il manto legale di redattore della statistica amministrativa presso la Consulta di stato, eletto a tal uopo fin dal 17 novembre con biglietto sottoscritto dal cardinal Ferretti segretario di stato.1


  1. Vedi la Pallade, n. 103. Vedi vol. III, Documenti, n. 96.