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amano veracemente questa Italia, la quale da voi benedetta risorge ad una vita novella.»

Card. G. Antonelli
G. Recchi
C. L. Arcivescovo di Nisibi
G. Pasolini
C. Aldobrandini
F. Sturbinetti
M. Minghetti. 1


La nostra storia, come dicemmo dapprincipio, non è fatta per raccontare semplicemente ciò che si svolse sotto i nostri occhi, e che tutti come per fantasmagoria osservammo, ma sì bene per investigare tutte le cagioni, i moventi, le malizie, gl’inganni, i sotterfugi degli uni, l’esitazioni, le resistenze, i tratti di fermezza o le dabbenaggini degli altri, coordinando la narrazion de’ fatti allo scopo precipuo di fare aprir gli occhi ai nostri lettori, affinchè 1 possano veder chiaro in tanto buio, e ciò mercè la ricchezza dei documenti di cui siamo forniti, e che man mano veniamo producendo.

Or bene un tale scopo ci obbliga a commentare l’atto importantissimo dell’11 marzo, facendone rilevare quei difetti che allora per tali non si apprendevano, ma che oggi finalmente (sarà forse perchè veduti in distanza) sembrano una vera mostruosità.

Noi abbiamo sostenuto sempre che il papa voleva pace, e che il movimento solo vagheggiava armi ed armati per far la guerra. Abbiamo detto ancora che si voleva distruggere il papato, ed annientare o sbandeggiare almeno gli ordini religiosi. Non tacemmo pure a suo luogo sotto il 15 novembre 1847 che alla Consulta di stato volevasi dare

  1. Vedi la Gazzetta di Roma, dell’11 marzo 1848.