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l’ombra di quelle tendenze che in altri paesi eran sì comuni. Tutte queste considerazioni rendevano un tale avvenimento, lo ripetiamo, quanto sorprendente, altrettanto misterioso.

Mettendo per un momento da parte la rivoluzione di Vienna, e ritornando a parlare di quella di Milano, diremo che una delle prime conseguenze fu quella di eccitare, tosto che se n’ebbe la certezza, il desiderio in molti di aver le armi nelle mani per correre in aiuto dei fratelli lombardi.

Ad appagare il quale, riunitosi il Consiglio dei ministri, emise subito una ordinanza, affinchè si aprissero i ruoli per inscrivervi i nomi dei volontari. Il ministro di polizia Galletti lesse l’ordinanza sulla piazza del Popolo. Aprironsi le sottoscrizioni al Foro Boario e al Colosseo. In quest’ultimo luogo il padre Gavazzi nel bandire la santa crociata, disse: che avrebbe velato di nero una croce per discoprirla quel dì che l’Italia sarebbe stata libera. Presentò al popolo dal pulpito stesso ove predicava, il generale Ferrari che capitanar doveva i volontari. Applaudì il popolo al designato duce, come nel luogo stesso diciotto secoli prima applaudiva ai gladiatori che combattevano contro le indomite fiere delle africane regioni.

Il popolo poi, siccome era preso da entusiasmo nelle sue determinazioni, leggendo scritto il nome di Ciceruacchio nei ruoli fra i primi campioni, levò alto la voce dicendo di non voler perdere il suo rappresentante; e Ciceruacchio allora giurò di non partire, soggiungendo: partirà il figlio mio in mia vece, partirà il sangue mio.nota

Coll’atto però da noi memorato col quale dal ministro delle armi ordinavasi l’arrolamento, prescrivevasi pure che il colonnello Ferrari fosse preposto alla direzione del medesimo, chiamando il generai Durando al comando dell’intero corpo di operazione. In pari tempo il generale principe Rospigliosi, con un ordine del giorno, invitava i 1

  1. Vedi l’Epoca num. 7. in fine, e il num. 8, alla prima pagina.