Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/381

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e che oggi mi si voglion togliere non so per qual ragione. Conosco che alcuni dei nominati sovrani hanno dovuto concedere non per impulso di loro volontà, ma forzati dalle esigenze popolari rivoluzionarie, e che ora questi potentati sono divenuti i servitori per servire i piani non ancora intieramente conosciuti di questi settari.

»Saprà Ferdinando ancora mantenere con ogni possa la religione cattolica, e non deporrà la spada finchè un solo superstite della imperiale famiglia esista, volendo, e dichiarando di non cedere un palmo de1 suoi stati a lui appartenenti sino agli estremi mezzi di difesa, pronto però alla pace, ed a concedere a’ suoi popoli un’ampia costituzione ed un perdono generale. Voglia Iddio illuminare quelli i quali, si sono allontanati dal retto sentiero, ed invocando ec. 1

Il 23 di giugno fu smentita l’autenticità della detta lettera, leggendosi nella Gazzetta di Roma quanto segue:


«Parte officiale.


»La Santità di Nostro Signore Pio IX non ha certamente ricevuta la lettera, che si dice a lui scritta da Sua Maestà l’imperator d’Austria, e che è stata primamente pubblicata dalla Gazzetta d’Augusta, poi in Roma.»2

Questa dichiarazione la quale per essere inclusa nella parte ufficiale ci persuade essere stata fatta inserire dal papa medesimo, c’imporrebbe il dovere di non parlarne. Però col riportare noi tanto la lettera, quanto la smentita adempiamo al dovere di cronisti, poichè questi due fatti sussistono entrambi. Aggiungeremo di più. Sia pure verissimo che il 23 di giugno il Santo Padre non avesse ancor ricevuto la risposta; ciò non escluderebbe che l’avesse avuta qualche giorno dopo, precisamente come accadde

  1. Vedi il Labaro del 19 giugno 1848.
  2. Vedi la Gazzetta di Roma del 23 giugno 1848.