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Questi così detti Principî fondamentali furono stampati a grandi caratteri ed a profusione divulgati fra il popolo in città.1

Non presentò quell’agglomerazione di gente nulla di simile con ciò che si era veduto nei due anni antecedenti, e non portava affatto il carattere e l’impronta di una dimostrazione romana. Erano un cinque o seicento individui la massima parte non Romani: sovrabbondavano fisonomie incognite e di torbido aspetto. Pochissimi i curiosi in strada per osservarne il passaggio. La piazza del Quirinale quando giunsero i dimostranti, era deserta. Mentre, quando trattavasi delle vere dimostrazioni romane al Santo Padre del 1846 e 1847, tutti gli ordini sociali in gran folla vi confluivano.

Queste osservazioni sembreranno sottigliezze a taluno, ma pure sono esse sole che posson darci una norma per iscandagliare lo spirito della popolazione, e lo stato di calma o di perturbazione in cui versavasi. Certo che leggendo ciò che stampavasi dal partito dominante, vi si dirà che fu una dimostrazione imponentissima, e i giornali esteri li trovi sempre pronti a ricopiarne il bugiardo annunzio.

In seguito è vero, vi concorse altra gente, parte con sinistre, parte con buone intenzioni. I curiosi poi, ove son radunate, non mancan mai. Ma ripetiamo, la dimostrazione primitiva fu assai povera per qualità e quantità di persone, e chi scrive fu fra i pochi che si trovaron sul Quirinale al comparire di quella turba di gente.

I militi di tutte le armi non eran più di un mille, o mille e duecento circa, che con i cinque o seicento ch’eran senza uniforme, appena appena approssimavansi a duemila persone in tutto.

Che il general Zamboni figurasse alla testa delle truppe è verissimo, ma forzatamente dopo essere stato indotto in errore, se pure non ingannato, dal Lentulus facente fun-

  1. Vedi il vol. VII Documenti, ove se ne riporta una copia stampata sotto il n. 37.