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Monsignor Muzzarelli poi, avendo forse a vile l’abito ecclesiastico, e ritenendo che quella foggia del vestire, stante la proclamazione della repubblica, sparir dovesse per sempre, credette bene di rinunziare al titolo di monsignore gittando via la mantelletta, ed assumendo gli abiti secolari: ciò in linguaggio romanesco dicesi sprelatarsi, e monsignor Muzzarelli si sprelatò.

Non ebbe al certo la rivoluzione o la repubblica a vantarsi di molte conquiste sul clero, perchè a riserva dei prelati Muzzarelli e Gazola, dei padri Ventura, Bassi e Gavazzi, e dei sacerdoti Rambaldi, Giovannetti, Corà e Spola, niun altro prese parte pel nuovo governo. A lode poi del clero romano dovremo osservare che fra tutti questi non ve rie fu un solo che appartenesse a Roma.

Ma appunto perchè il clero romano non prese parte veruna in favore della repubblica, e conservò la condotta la più esemplare ed irreprensibile, eccitò le ire dei tristi, i quali volendolo perdere nell’opinione ed aizzargli forse contro la plebaglia ignorante, elaborarono e fecero affiggere al pubblico uno scritto incendiario a suo carico, riboccante d’ingiurie e di calunnie, che mosse a sdegno tutte le persone oneste.

Giunse lo scandalo a tal punto, che lo stesso prefetto di polizia Livio Mariani trovossi necessitato di pubblicare il giorno 14 la seguente


«Notificazione.


» Oggi è stato affisso un avviso ai sacerdoti che ha tutti i caratteri di una morale violenza fatta ad una rispettabile classe di cittadini.

» Noi riproviamo altamente quest’atto di prepotente licenza, e siamo risoluti a prendere le misure le più rigorose contro gli autori, stampatori, o pubblicatori di siffatti scritti, che evidentemente sono mascherati