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Il medesimo Rusconi diresse pure al corpo diplomatico una nota circolare sugli avvenimenti di Ferrara;1 ed il ministro della guerra Campello, il suo sostituto colonnello Luigi Mezzacapa, ed il colonnello Zambeccari partirono immediatamente alla volta di Bologna.2 Essi vi giunsero il 25.3

E nel detto giorno 21 fu pure emanato un decreto col quale si dichiarò l’intera Repubblica solidalmente tenuta di tutti i danni che potesse soffrire la generosa Ferrara o qualunque altro paese romano per invasione dell Austriaco oppressore della patria comune.4

Ripiegandoci indietro, e ritornando al giorno 18 osserveremo che mentre in Gaeta emettevasi l’atto col quale si richiedeva l’intervento armato, da Ferrara si spediva il dispaccio sulla occupazione della città, ed in Roma il governo ordinava la requisizione di tutti i cavalli dei così detti palazzi apostolici, e delle così dette guardie nobili, per uso dell’artiglieria.5 Il primo però e il secondo atto erano in regola, perchè il ministro di sua Santità non avendo forze, doveva richiederle a chi le aveva per essere reintegrato al potere; il preside di Ferrara poi doveva informare il suo governo di ciò che accadeva colà; ma con qual diritto il governo di Roma poteva ordinare una simile spogliazione, essendochè i cavalli tanto dei palazzi apostolici quanto delle guardie nobili non appartenevano al governo pontificio abolito e distrutto, ma si bene al pontefice riconosciuto e guarentito come capo della cattolicità? I cavalli facevan parte delle dipendenze e proprietà annesse ai palazzi apostolici, ed il loro acquisto e tratta mento era compreso nella somma di scudi 600 mila ammessa dallo Statuto in favor del pontefice, come direbbesi in ter-

  1. Vedi Monitore del 23, pag. 99 e 100.
  2. Vedi detto del 22.
  3. Vedi detto del 28.
  4. Vedi detto del 22.
  5. Vedi detto del 20, pag. 85.