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universitaria, dai corpi dei reduci, degli emigrati, dei finanzieri, e dalla guardia nazionale mobilizzata. La legione dei bersaglieri lombardi fedele alla promessa data al generale Oudinot, non prese parte all’azione. Ebber luogo in quell’incontro molti gloriosi fatti di bravura personale da una parte e dall’altra. Francesi e Romani battevansi corpo a corpo e si urtavano, e si stringevano, e si uccidevano. È innegabile che i Francesi non indietreggiarono al fuoco giammai, ma i Romani e i loro sostenitori pugnaron da forti. È incontestabile pertanto che essi ebbero in quel giorno il di sopra, talchè i Francesi ne rimaser sorpresi e disanimati. Allora il generale Oudinot vedendo la inutilità dei loro sforzi, e riconoscendo di essere stato da inesatte informazioni ingannato, fece sonare a raccolta. I Francesi si ritirarono: non tutti però poteron raggiungere il corpo principale, e ne rimasero molti erranti pe’ campi, e molto soffersero prima di raggranellarsi agli altri compagni. Soffermaronsi e per breve tratto a Bravetta, quindi si ritrassero a Castel di Guido, tenuta appartenente all’arcispedale di Santo Spirito, a 13 miglia da Roma.

Morirono in questa fazione fra i Romani

Il capitano Montaldi
I tenenti Righi e Zamboni.

Rimasero feriti

Il maggior Marocchetti
Il chirurgo Scianda
L’ufficiale Ghiglioni
Il cappellano Ugo Bassi
Il giovane Statella figlio del generale napoletano
I tenenti Dall’Oro, Tressoldi e Rota.

Fra gli artiglieri dell’armata romana morirono

Il tenente Paolo Narducci
L’aiutante maggiore Enrico Pallini
Il capitano Leduc, del Belgio.