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la parola consolatrice alle vecchie madri dei combattenti per la Repubblica.

» Fratelli nostri nella Causa benedetta da Dio e dal Popolo! I vostri Triumviri esigono da voi una prova di fiducia che risponda alle accuse, conseguenza d’un atto imprudente.

» Riconsegnate voi stessi alle chiese i confessionali che ieri toglieste. Le barricate cittadine avranno difesa dai nostri petti.

» Dalla residenza del Triumvirato li 20 maggio 1849.


» I Triumviri1


Tale atto in sostanza ci sembra rivestire i caratteri di derisione e d’ipocrisia, imperocchè niuno potrà persuadersi che il rapimento dei confessionali venisse fatto alla insaputa del triumvirato. Questo vide bensì che il pero non era maturo, che la religione non era estinta, che sintomi mal celati di sdegno popolare rivelavansi; e allora cangiando, scena, assunse il linguaggio di disapprovazione e di scusa ad un tempo, perchè poverini, quei che tolsero i confessionali, lo fecero per uno zelo irriflessivo temendo un attacco. Eglino dando di piglio a ciò che si parava loro d’innanzi, videro i confessionali, parvero loro adattati per far barricate, e li presero. Poveri figli, eran compatibili.... Il fine era santissimo, non buono il mezzo per conseguirlo! — Questa fu la farsa indegna che si recitò.

I Romani assennati ed accorti non videro in ciò che una esplorazione, uno scandaglio: riuscendo, lodi; non riuscendo, un biasimuccio foderato di scusa quale la mamma farebbe al figlio discolo ma prediletto, ove gli fosse venuto il vezzo di percuotere la fantesca. La mamma lo riprende si, ma sorridendo, e quasi attribuendo l’infantile improntitudine a soverchia vivacità di carattere


  1. Vedi Monitore, pag. 485.