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rità delle cose, la sua volontà non è più libera; la sua Chiesa, la sua Roma stanno in Gaeta.» E dopo di aver detto che le deputazioni giunte ai confini ebbero ordine dalla polizia napoletana di retrocedere, prosegue:

«I deputati sono tornati fra noi, domani si radunano le Camere, e Roma sentirà l’ingiuria fatta ai suoi rappresentanti e al suo senatore ec.»1

Le deputazioni però non furon rimandate senza una risposta. E questa risposta fu fatta in nome di Sua Santità dal cardinale Antonelli al principe Corsini per lui e per gli altri, nel modo seguente:

«Nel motu-proprio del Santo Padre datato da Gaeta il 27 novembre si fanno note a tutti le cause principali che indussero il medesimo Santo Padre ad allontanarsi temporaneamente da Roma. È pur doloroso al suo cuore di non dovere anche per questa ragione ricevere i soggetti che hanno avuto speciale mandato di pregarla a restituirsi nella capitale. Egli però, il Santo Padre, colle sue preghiere dimanda di tutto cuore al Signore che si affretti il momento delle sue misericordie, e sopra Roma, e sopra tutto lo stato.

» Il sottoscritto cardinale, nel partecipare alla eccellenza vostra per espresso comando del Santo Padre quanto sopra, le conferma i sensi della sua stima e considerazione.

» Dell’eccellenza vostra,

» Gaeta, 6 decembre 1848.

» Devotissimo servo vero

» G. C. Antonelli2



L’impressione che produsse in Roma il rifiuto di ricevere le deputazioni non fu al certo favorevole nè per l’uno nè per l’altro partito. Sdegnò la rivoluzione; intimorì gli aderenti al pontificio governo, cui sembrò di

  1. Vedi il Contemporaneo dell’8 decembre, pag. 4.
  2. Vedi Motu-propri, vol. I, n. 66.