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Lo stesso giorno fu pure tagliato dai Francesi l’acquedotto dell’acqua Paola, per deviarla da Roma.1

Egli è per noi ragionevole, storicamente parlando, di notare nella notte del 10 all’11 di giugno il racconto di una sortita che fecero i Romani, della quale poco o nulla si parlò all’aperto perchè non riuscita affatto, ma che costituisce non pertanto uno degli episodi più notevoli della storia dell’assedio di Roma. Sono però dissenzienti gli scrittori sul giorno preciso in cui accadde.

Il Torre la pone nella notte del 10 all’11, e con lui consente uno dei militi che vi preser parte, il quale ne pubblicò la relazione. Il suo nome è Michele Stagi.

Il Vaillant però, il conte Lubienski, ed il giornale l’Album del 29 settembre 1849 ne parlano come accaduta nella notte del 17. Ma la precisione del Torre ch’era sostituto al ministero della guerra, la sua qualifica di storico, e l’esser deputato all’assemblea costituente, danno un gran peso alla sua opinione. Il racconto circostanziato che ce ne fornì, e l’esser convalidato da un testimonio di fatto, quale fu lo Stagi, c’inducono ad adottare la data da lui indicata. Ecco il racconto:

«La nostra armata dovea uscir di Roma per la porta Cavalleggeri divisa in cinque brigate la notte del 10 per combattere all’alba del giorno 11. La prima brigata doveva dirigersi per il monte delle cave della creta al casale di san Pio V, girare a sinistra ed attaccare al ridosso Villa Pamphily: altre tre brigate seguendo la prima a giusta distanza e giunte in linea colla estremità di detta Villa doveano spiegarsi per masse in battaglia, fronte alla medesima e piombare su quella posizione con un movimento a scaloni per la diritta. In tal guisa le nostre schiere si sarebbero trovate su di una linea quasi perpendicolare dietro la sinistra delle trincee francesi. La quinta brigata avanzando sulla strada da porta Cavalleggeri a porta san Pancrazio avea ordine di oc-

  1. Vedi Vaillant, pag. 63. — Vedi Torre, vol. II., pag. 200.