Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/657

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della rivoluzione di roma 653

Son queste tali parole (e non già le sole) che pronunziate da un’autorità si competente come il Vaillant, costituiscono il più grande elogio per la bravura dei Romani, sopratutto nel tiro dell’artiglieria.

Nel giorno 27 la batteria di mortari nº 5, e sei piccoli inortari cominciarono a far fuoco. Anche la batteria n° 10 si rimise a tirare. L’artiglieria romana rispose subito con tiro vivissimo e perfettamente ben diretto,1 talchè la batteria francese del bastione 6 fu obbligata a tacere. Pure le batterie romane soffersero. Ebbero i Francesi 3 officiali feriti Canu, Brisac, e Tricoche, 2 cannonieri uccisi e 10 feriti.2

Nella notte poi del 27 al 28 i Romani dai loro trinceramenti avanti il Vascello e dal bastione 8 con una fucilata vivissima molestarono molto i Francesi che prolungavano la trincea avanti la casa Giacometti. Anche i lavoranti preser le armi e lasciarono la trincea. Ritornarono poi al lavoro che avanzò poco; e siccome al far del giorno non eran per anco al coperto fu d’uopo abbandonarla di nuovo.3 Ebbero i Francesi nelle ventiquattro ore 5 uccisi e 36 feriti fra i quali i 3 officiali già nominati.4

Nella stessa notte la cavalleria francese sorprese sulla strada di Albano più di un centinaio di vetture cariche di viveri che portò al campo.5

Verso le ore 11 circa della mattina del giorno 28 la lotta tra l’artiglieria dell’attacco e quella della difesa potè riguardarsi come terminata. «Uopo è dirlo, questo combattimento di artiglieria, che durò un giorno e mezzo, fu sostenuto da ambedue le parti con un vigore notabile e con molta perseveranza e bravura.» Così il Vaillant.6


  1. Vedi Vaillant, pag. 124.
  2. Vedi detto, pag. 125.
  3. Vedi detto, pag. 128.
  4. Vedi detto, pag. 128.
  5. Vedi detto, pag. 128.
  6. Vedi detto, pag. 129