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della rivoluzione di roma 683

Eran rimasti in Roma due o tre cardinali nascosti. Entrati i Francesi potevan mostrarsi, eppure non si vedevano affatto. Di preti e frati si aveva sempre lo stesso numero, ma non apparivano in pubblico, perchè di armi, di pugnali, e d’insulti v’era sempre a temere. E per la stessa ragione nè equipaggi vedevansi, nè domestici in livrea, nè alcuno di quei segni o indizi di una società in istato normale. Il malato (che era il governo pontificio) si diceva non esser morto. I medici anzi, ch’erano i Francesi, lo davan per risanato, ma segni di guarigione non iseorgevansi punto. Il triumvirato nel disciogliersi diceva ai Romani: «Una nube sorge oggi tra il vostro avvenimento (avvenire?) e voi. È nube d’un’ora. Durate costanti nella coscienza del vostro diritto e nella fede per la quale morirono, apostoli armàti, molti dei» migliori fra voi…… La vostra non è disfatta; è vittoria dei martiri ai quali il sepolcro è scala di cielo. Quando il cielo splenderà raggiante di risurrezione per voi — quando, tra brev’ora, il prezzo del sacrificio che incontraste lietamente per l’onore, vi sarà pagato — possiate allora ricordarvi degli uomini che vissero per mesi della vostra vita, soffrono oggi dei vostri dolori, e combatteranno, occorrendo, domani, misti nei vostri ranghi, le nuove vostre battaglie.1

Queste parole tremende, allettatrici per migliore avvenire, e promettitrici di future riscosse, risonavano ancora all’orecchio de’ Romani liete per gli uni, agghiacciatrici per gli altri. Esse su i muri della città si leggevan tuttavia in larghi caratteri stampati, e potranno dare un’idea della diffidenza nella quale ancora vivevasi. Erano un addentellato che la rivoluzione cadente lasciava per la rivoluzione futura. I repubblicani parlavan sempre di riscossa e di future battaglie; speravan sempre in Garibaldi e nelle sue future prodezze. I militi che con lui partirono promisero ai rimasti di rivedersi fra tre mesi. Non basta.

Lo stesso giorno 4 un foglietto clandestino fu diffuso, ed era per le mani di tutti. Lo stile era di Mazzini, e se

  1. Vedi Bollettino delle leggi della Repubblica Romana, pag. 210.